Istruzione sulla Vita Economica nella Chiesa
Orientamenti e Norme

Indice


Gesù disse a Pietro:
"Va' al mare, getta l'amo
e il primo pesce che viene prendilo,
aprigli la bocca
e vi troverai una moneta d'argento.
Prendila e consegnala per me e per te".
(Mt. 17,27)

Introduzione

Da più tempo e da molte parti si sentiva, in Diocesi, l'esigenza di un orientamento preciso circa la vita economica dei vari enti ecclesiali.
Nella mia coscienza di Pastore, dopo opportune consultazioni, ho deciso di scrivervi, donandovi, a riguardo, dei principi fondativi, degli orientamenti vitali e delle norme concrete.

I. Principi fondativi

1 - Non so perché, ma probabilmente per una degenerazione da pessimo gusto o da cattivo esempio, in Calabria c'è uno strano proverbio che dice: "Senza soldi non si canta Messa".
La Messa, evento santissimo, è così legata, nella coscienza popolare, al denaro, è dipendente dal denaro.
Non è molto bello.
Si dirà che c'è il grande principio paolino: "Non sapete che coloro che celebrano il culto traggono il vitto dal culto, e coloro che attendono all'altare hanno parte dell'altare"
(1Cor. 9,13). Ma, è pur vero che la libertà interiore, pastoralmente espressa nei confronti del danaro è uno dei segni del vero servizio di Dio: ed è forte testimonianza.
Dice Gesù: "Non potete servire due padroni. Non potete servire a Dio ed a mammona"
(Mt.7,24). Questa testimonianza non sempre e dovunque chiaramente appare.
2 - Gesù, nella sua vita e nel suo insegnamento, illumina l'economia dimensionandola ed orientandola. Gesù non è un pauperista, ma un "libero", che rivela, nella sua sconcertante povertà, il segreto della vera ricchezza. Ci insegna dove stanno i veri tesori: "Vendete ciò che avete e datelo in elemosina: fatevi borse che non invecchiano, un tesoro inesauribile nei cieli, dove i ladri non arrivano e la tignola non consuma. Perché dove è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore"
(Lc. 12, 33-34).
3 - Il danaro non è un idolo, non è un fine ma un mezzo. La "povertà evangelica" è affidarsi al Dio che provvede ai gigli dei campi ed agli uccelli dell'aria
(Mt. 7, 26.30). ed è "non asservimento alle cose", di cui bisogna servirsi, ma cui non bisogna asservirsi. Il denaro è quindi, come diceva Pio XI: un ottimo servitore ma un pessimo padrone.
4 - La Chiesa delle origini viveva l'esperienza della comunionalità dei beni. Pietro, alla porta del tempio, disse allo storpio che non "aveva oro né argento"
(Atti 3,6). La Chiesa, tuttavia, che opera tra gli uomini e per gli uomini, specie nel mondo di oggi, non può non avere una vita economica. Ha bisogno, infatti, per lo svolgimento della sua missione di mezzi materiali. Essa, però, possedendo ed amministrando i suoi beni, non può né deve avere fini di lucro. Amministra, invece, i suoi beni rendendoli anche attivi, solamente per i fini che le sono propri.
5 - Con il suo stile da perseguire nella vita personale dei suoi ministri ed in quella comunitaria, amministrando con libertà interiore, trasparenza, comunionalità, legalità, nel rispetto, anche, delle leggi civili, la Chiesa è segno di contraddizione e provocazione evangelica in un mondo economicizzato, calcolato, efficientista e per questo arido ed esprimentesi in incomunicabilità.
6 - I fini dell'economia nella Chiesa sono quattro.
Sono, così, chiaramente indicati nel can. 1254/2 e nel can. 222: il culto, la pastorale, la carità verso i poveri, il legittimo sostentamento del clero.
7 - Questi fini non sono come compartimenti "stagno" che chiudono l'economia della Chiesa in sé stessa. Al contrario ci sono alcuni dinamismi che la animano. Indico, per primo, una sempre più vivace e concreta attenzione agli ultimi, poi, il perseguimento, anche con l'opera dei credenti, della giustizia sociale nel mondo ed infine l'orientamento profetico ad esperienze originali che tendano allo scambio dei beni o, comunque, alla perequazione di essi, specie nella vita dei suoi ministri. Esaminando bene il Can. 1274/3 del C.J.C. si trova una risposta pratica a quella che potrebbe essere una tensione tra l'accumulo dei beni e la povertà.

II. Orientamenti vitali
8 -
Esorto a mediare quanto ho scritto nella Lettera Pastorale "Le due città" al n. 32 (pp.49-54). Sottolineo che come credenti dobbiamo essere segno della saziante povertà di Cristo. In una società illusoriamente satura di "cose" dobbiamo essere, nello spirito delle Beatitudini, "segno di contraddizione" in fronte alla cultura dello spreco. Scrivevo, infatti, nella citata lettera (cfr. p. 51 b): "Non è cristiano cercare il di più, oltre il necessario. Coltivarsi smisuratamente sul piano del comfort, del lusso, non è mostrare l'icona di Cristo povero.
Una rivoluzione, a riguardo, sarebbe che i veri credenti ci sapessimo liberare dal superfluo.
C'è una educazione alla solidarietà con chi soffre che inizia da bambini orientando al rispetto di tutto ed al superamento dell' "usa e getta". Non so se l'ethos dei telefonini, delle più macchine in una famiglia, della doppia o tripla casa, e spesso sfitta, sia sempre una testimonianza di libertà evangelica".
9 - Bisogna sostenere coloro che sono nel bisogno, orientandoli alla speranza nel segno della nostra solidarietà. Conta, ancora, in positivo educarsi al dono. Noi abbiamo quello che avremo donato. Gesù ci ha detto: "Date e vi sarà dato"
(Lc 3, 38).
Bisogna dare concretezza al dono, ad esempio all'antiusura, all'attenzione agli immigrati, agli ultimi, al volontariato, al dono degli organi post-mortem, ad un intelligente servizio civile, alla seria attenzione ai popoli del Terzo mondo, alla rivoluzione del debito pubblico dei paesi poveri che, altrimenti, non si possono esprimere con libertà.
10 - Ai giovani chiedo che sul loro futuro siano meno calcolati e più abbandonati al Dio che "nutre gli uccelli che non mietono e non seminano"
(Mt. 6, 26). Tutti, ma lo sottolineo per i giovani, dobbiamo fondarci di più nella Provvidenza anzichè sulle previdenze umane.
11 - Ai preti chiedo due cose: un cuore non inghippato nei soldi ed un volto della loro vita (macchina, casa, comfort) che non sia uno schiaffo ai poveri. Non so se chiedo troppo ma ritengo di poterlo affermare: un buon prete è equilibrato in tutto, è decoroso in tutto, ma, in nulla è sfarzoso.
Meno un prete è appariscente nell'avere e più costruisce nell'essere. Un prete indica le necessità del Tempio, dal culto ai poveri, ma non è mai un "cercantino". Nelle liturgie si parli pochissimo di esigenze economiche se non per ricordare i poveri ed educare al dono.
Le offerte, durante la liturgia, devono essere raccolte solamente all'offertorio. Per contenersi su tale tempo si raccomanda che siano più persone a fare la raccolta; il presbitero celebrante può fermarsi alla sedia presidenziale sino al rientro dei volontari che circolano con i cestini e si può, per questo, prolungare il canto.
E' molto disdicevole fare raccolte durante la prece eucaristica, e per questo è decisamente proibito.
I parroci, i presbiteri, i religiosi siano rispettosi scrupolosamente del tassario regionale. E' consigliabile educare alla libera offerta ma non si può chiedere nulla in più. Mi piace ricordare qui, il can. 848 che recita così: "Il ministro, oltre alle offerte determinate dalla competente autorità, per l'amministrazione dei sacramenti non domandi nulla, evitando sempre che i più bisognosi siano privati dell'aiuto dei sacramenti a motivo della povertà". Per i più poveri si accettino intenzioni per la celebrazione della S. Messa, senza alcuna offerta.
In occasione delle prime comunioni, cresime, non s'impongano quote da versare ma si educhi alla vita della Chiesa, alla carità, nella libertà.
Al prete che si mostra libero, a riguardo, specie nei riguardi della famiglia, dei nipoti, non manca nulla.
I nipoti non siano l'oggetto primario della nostra attenzione. C'è una paternità più vasta, più profonda, più alta.
Sento, in questo documento sull'economia, di far meditare i presbiteri su un punto molto delicato. Partendo dalla premessa che noi viviamo e talvolta, purtroppo accumuliamo, dalla Chiesa che pur serviamo, vi chiedo se possiamo dimenticare nei nostri testamenti, trascurandola, la grande famiglia della Chiesa per rivolgerci a quella piccola famiglia della carne. Non intendo dire che bisogna dimenticare la propria famiglia che, non di rado, si è sacrificata per noi.
Ma, mi pare giusto, che i nostri sentimenti non siano proprio aridi, se non polemici, con la Chiesa.
Ai presbiteri dico che la predica più significativa che noi facciamo è il nostro testamento.
12 - Ai religiosi, e religiose, come singoli è chiesto di essere segno del Signore che "non aveva dove posare il capo" e che indicava a tutti la vera fame del cuore umano che è quella di Dio.
Alle comunità religiose chiedo che siano accoglienti, braccia di Dio per i soli, i diseredati e che, in quanto fratelli e sorelle di comunione si mostrino ricchi della loro precarietà, che è poi la fame di Dio che è stimolo per assumere quella del prossimo.
13 - A tutti chiedo di tradurre la comunione in quella che il Vangelo chiama la "correzione fraterna" e che sul piano economico è il confronto reciproco o la verifica. La verifica non è un controllo ma un sostegno alla comunione che si deve attuare nella verità.
Così ci si sente più confortati e la trasparenza diviene edificazione comune. Non si è soli e si è quindi più veri.

III. Orientamenti pratici e norme giuridiche

Li riferisco a due spazi: A) l'amministrazione diocesana, B) la parrocchia.

A) L'amministrazione diocesana
14 - Il Consiglio per gli affari economici diocesano
Il Consiglio per gli affari Economici Diocesano ha tanti compiti affidatagli dal Codice di Diritto Canonico (Libro V. I beni temporali della Chiesa). Di esso si parla nel can. 492-493. Esso ha, primariamente, il compito, secondo le indicazioni dell'Arcivescovo, di predisporre il bilancio preventivo e consuntivo della gestione generale della Diocesi. Il consuntivo andrà presentato ogni anno al Consiglio presbiterale e al Consiglio Pastorale Diocesano.
15 - L'Economo diocesano
L'Economo diocesano è anche delegato arcivescovile per l'amministrazione. Ha il compito di curare la corretta applicazione di questa istruzione e di coordinare gli uffici amministrativi.
All'economo diocesano, nominato ai sensi del can. 494 C.J.C. è conferito l'incarico della gestione del servizio di Cassa interno.
L'economo-cassiere deve sempre riferirsi al C.A.E.D., a norma del can. 494/4 al quale dovrà presentare periodicamente, almeno con cadenza trimestrale, il bilancio delle entrate e delle spese.
16 - Il Servizio di Verifica
Il Servizio di verifica spetta ad un collegio di revisori dei conti, nominato dall'Arcivescovo, che sceglie tra laici e sacerdoti competenti in materia e che non abbiano in diocesi responsabilità amministrative. Il servizio di verifica controlla l'andamento economico e finanziario della diocesi acquisendo i dati a ciò necessari, anche al fine di individuare gli interventi correttivi che risultassero necessari per indicarli al C.A.E.D. o direttamente all'Ordinario diocesano.
Il Servizio svolge, altresì, funzioni di controllo generale dell'attività dei Servizi dell'amministrazione centrale, ai fini di una migliore gestione economica, con particolare riguardo ai vincoli di bilancio.
17 - Servizi diocesani di Curia

  1. I Servizi di curia sono gli Uffici pastorali, amministrativi, le commissioni e le consulte che svolgono per settori omogenei e specifici l'attività necessaria per l'esercizio dei mandanti ricevuti dall'Ordinario diocesano. L'attività di ogni servizio è diretta a coordinata dal responsabile, che assume ogni determinazione necessaria anche di carattere economico.
  2. Il Servizio Contabilità, Cassa e Bilancio gestisce la contabilità generale della Diocesi e cura l'attività istruttoria di supporto per la predisposizione dei bilanci preventivo e consuntivo; provvede agli adempimenti fiscali incombenti sulla Diocesi; cura i rapporti con le banche e con l'Istituto di credito incaricato della funzione di tesoreria; gestisce la cassa della Diocesi. La Sezione Contabilità e Bilancio provvede a tutte le registrazioni contabili necessarie per la redazione del bilancio, registra la prima nota dei movimenti contabili degli Uffici dell'Amministrazione della Diocesi ed annota, ai fini contabili, i risultati gestionali periodici; mantiene la contabilità fiscale, la contabilità dei crediti, cura l'attività istruttoria necessaria per i pagamenti e gli incassi di competenza dell'Amministrazione della Diocesi, provvede alla compilazione dei mandati di pagamento e delle reversali di incasso; mantiene sia i rapporti con l'Istituto di credito incaricato della funzione di tesoreria e con ogni altro istituto di credito e segue i movimenti del portafoglio mobiliare della Diocesi.

Procedure amministrative
18 -
L'amministrazione della Diocesi deve rispondere a comunionalità, funzionalità, trasparenza. Tutta la gestione economico-finanziaria si svolge in base al bilancio preventivo annuale ed è unica.
L'unità elementare dal bilancio è rappresentata dal capitolo. Per ciascun capitolo di entrata e di spesa il bilancio di previsione indica l'ammontare delle entrate e delle spese che si prevedono. Tra l'entrate è iscritto l'ammontare presunto del fondo cassa. Il bilancio di previsione ha natura autorizzativa e l'Ente Diocesi non può disporre pagamenti in eccedenza alle previsioni indicate nei capitoli, salva apposita delibera di variazione di bilancio dal C.A.E.D., secondo le indicazioni dell'Arcivescovo.
Per stilare il bilancio preventivo di spesa, ogni Servizio di Curia (ovvero Ufficio pastorale, amministrativo, commissioni, consulte, enti che fanno parte dell'ente diocesi) deve presentare al Vicario Generale entro il 30 settembre di ogni anno il proprio preventivo di spesa che dovrà comprendere i rimborsi spese e le attività occasionali previste. La segreteria generale della curia predisporrà il preventivo delle spese di stampa, cancelleria e posta. Le spese degli altri servizi generali e il personale laico saranno proposti dall'economo diocesano, mentre quelle del personale sacerdotale sarà predisposta dal Vicario Generale.
19 - Il Vicario Generale e l'Economo presenteranno al C.A.E.D. il preventivo di spesa suddiviso per uffici. Il preventivo e il consuntivo dell'ente seminario saranno proposti all'Arcivescovo a parte dal bilancio diocesano. Si tenda acchè il Seminario abbia un'amministrazione autonomia secondo criteri che saranno maturati nel Consiglio Presbiterale.
20 - Il bilancio preventivo sia predisposto entro e non oltre il 31 ottobre dell'anno precedente. Il bilancio di previsione comprende:

  1. un prospetto di costi contenente, per ciascuno, la denominazione e la somma proposta, confrontata con quella risultante per il medesimo conto del precedente bilancio approvato;
  2. gli allegati eventualmente necessari per la migliore illustrazione delle proposte di bilancio.

I risultati della gestione dell'anno sono riassunti nel bilancio consuntivo, con funzione di rendiconto annuale.
Il rendiconto annuale è costituito dal conto economico, dal conto del patrimonio e dalla nota integrativa. Il rendiconto contiene il conto del bilancio, che dimostra i risultati della gestione; il conto del patrimonio dell'esercizio, delle variazioni verificatesi nel corso dell'esercizio, e della consistenza alla fine di esso. Al rendiconto sono uniti tutti gli allegati necessari per la sua migliore illustrazione.
21 - Il responsabile dell'istruttoria
I responsabili dei Servizi sono responsabili dell'istruttoria dei procedimenti assegnati cui sono preposti. In mancanza, la responsabilità dell'istruttoria compete direttamente al Vicario Generale. Il responsabile dell'attività, non appena questa si è conclusa, trasmette gli atti di natura economica, vistati dal Vicario Generale, all'Economo diocesano.
22 - Poteri di firma
L'Ordinario diocesano esercita il potere di firma e per gli atti bancari prevede l'adozione di firma congiunta con l'Economo diocesano e il Responsabile laico dell'amministrazione.
Gli atti che hanno rilevanza esterna della diocesi sono sottoscritti dall'Ordinario diocesano salvo che non rientrino nelle attribuzioni conferite ai Responsabili dei servizi.
Salvo che sia diversamente disposto dalla presente Istruzione, il Responsabile di un Servizio esercita i poteri di firma per tutti gli atti interni di competenza del Servizio cui è preposto; tuttavia, quando tali atti abbiano rilevanza economica, dovranno essere vistati dal Vicario Generale-Moderatore di Curia.
23 - Le entrate ordinarie sono:
- Diritti di Cancelleria;
- Quota sulle messe binate e trinate;
- Tassa di autorizzazione per le feste religiose ed offerte, in occasione delle feste, per il Seminario e la Carità Diocesana;
- Canoni di locazione sui fabbricati ed affitto terreni;
- Interessi derivanti da investimenti finanziari.
24 - Le spese ordinarie sono:
- personale dipendente;
- servizi generali: attrezzature, telefono, luce, riscaldamento, posta, cancelleria, stampa;
- rimborsi spesa (da richiedere su apposito modulo vistato dal Vicario Generale);
- attività occasionali.
25 - Le spese da sostenere per esigenze urgenti e non prevedibili possono essere proposte ed eseguite, eventualmente sarà utilizzato il fondo di riserva, col permesso del Vicario Generale fino a cinque milioni; le spese straordinarie eccedenti i cinque milioni dovranno essere approvate dall'Arcivescovo. Le straordinarie autorizzate dal Vicario Generale o dall'Arciverscovo andranno successivamente portate all'esame del C.A.E.D.
Contabilità e gestione del patrimonio
26 - Le scritture contabili
Il servizio Contabilità, Cassa e Bilancio tiene le scritture cronologiche e sistematiche necessarie sia in relazione alle entrate, alle spese ed al movimento di cassa, sia in relazione alla consistenza patrimoniale ed alle sue variazioni. Sono scritture finanziarie:

  1. il giornale di cassa, che evidenzia cronologicamente tutti i movimenti di cassa;
  2. il libro copia mandati e reversali, che evidenziano cronologicamente le entrate e le spese nelle fasi della riscossione e del pagamento;
  3. le scritture ausiliarie, che evidenziano le operazioni relative alle ritenute di ogni tipo.

27 - Il Servizio di Cassa
Si provvede al Servizio di cassa della Diocesi mediante un istituto di credito, cui è affidato l'esercizio del Servizio stesso. Presso tale istituto possono essere accesi uno o più conti correnti bancari. Il Servizio di cassa viene disimpegnato sulla base di un'apposita convenzione stipulata con l'istituto di credito.
Presso il Servizio Contabilità, Cassa e Bilancio è costituito un fondo di cassa, denominato Cassa economale, il cui ammontare viene fissato, entro i limiti di bilancio, con provvedimento dell'Ordinario diocesano.L'ammontare complessivo delle spese disposte a valere sulla cassa economale non può superare, globalmente, l'importo di £20.000.000; ulteriori uscite possono essere autorizzate dall'Ordinario diocesano solo previa presentazione del rendiconto delle spese precedentemente effettuate.
La Cassa economale è utilizzata per le minute spese dei Servizi, per eventuali anticipi per indennità di missione nonché per far fronte ad ogni spesa urgente ed indifferibile, previa richiesta del settore competente e visto autorizzato del Vicario Generale.
28 - Scritture di cassa
L'Economo diocesano fornisce ogni necessaria istruzione perché le uscite a valere sulla cassa economale siano debitamente annotate in appositi registri.
La gestione della Cassa economale è sottoposta a verifica almeno ogni tre mesi da parte del Vicario Generale, che può riferirsi al servizio di verifica di cui al n. 16.
29 - Liquidazione delle spese
Sono spese tutte le uscite cui la Diocesi deve provvedere a carico del proprio bilancio per effetto di deliberazioni assunte dai competenti Servizi secondo le disposizioni previste dalla presente Istruzione o da altre norme comunque applicabili. La liquidazione delle spese consiste nella determinazione dell'esatto importo da pagare, e nell'individuazione del soggetto creditore.
I pagamenti sono disposti previa formazione di ordinativi, fatti dopo aver verificato la legittimità della spesa, della regolarità della documentazione ad essa inerente, dell'esatta imputazione a bilancio e della disponibilità dei fondi sul relativo capitolo.
Il pagamento degli ordinativi di spesa viene effettuato mediante emissione di mandati di pagamento sottoscritti dal responsabile del Servizio, vistato dal Vicario Generale e dall'Economo diocesano secondo le rispettive competenze; ai mandati si allega copia del relativo ordinativo.
I mandati di pagamento contengono le seguenti indicazioni:

  1. esercizio di competenza;
  2. numero d'ordine progressivo e conto d'imputazione;
  3. nominativo del creditore;
  4. causale del pagamento;
  5. somme da pagare in cifre ed in lettere;
  6. modalità di estinzione del titolo;
  7. data di emissione.

I mandati devono essere scritti con chiarezza, senza cancellazioni o alterazioni di sorta. In caso di errori materiali che non rendano opportuno l'annullamento e la sostituzione del titolo, si provvede con annotazioni a tergo.
I mandati che si riferiscono a spese dell'esercizio in corso devono essere distinti da quelli relativi a spese di esercizi scaduti.
I mandati di pagamento saranno presentati dagli uffici pastorali e da quello amministrativo al Vicario Generale che li visterà badando a mantenere le cifre previste nel preventivo. Successivamente l'Economo darà l'autorizzazione di cassa.
30 - Il Patrimonio della Diocesi
Il patrimonio della Diocesi è costituito da beni immobili e mobili, che sono descritti nell'inventario.
L'inventario dei beni immobili deve contenere le seguenti indicazioni:

  1. la denominazione e l'ubicazione;
  2. i titoli di provenienza, le risultanze dei registri immobiliari, ed i dati catastali;
  3. le servitù, i pesi e gli oneri di cui siano gravati;
  4. il valore iniziale e le eventuali successive variazioni;
  5. l'uso cui sono destinati e l'ufficio cui sono affidati;
  6. gli eventuali redditi.

L'inventario dei beni mobili deve contenere le seguenti indicazioni:

  1. la denominazione e la descrizione secondo la natura, la specie, lo stato di conservazione;
  2. il luogo in cui si trovano;
  3. la quantità o il numero;
  4. il valore.

I mobili e le macchine sono valutati per il prezzo di acquisto, ovvero di stima o di mercato se trattasi di oggetti non pervenuti per acquisto.
I titoli ed i valori pubblici e privati sono valutati al prezzo di borsa del giorno precedente a quello della compilazione o revisione dell'inventario, se il prezzo è inferiore al valore nominale; e per il valore nominale, qualora il prezzo sia superiore.
31 - Attività contrattuale della Diocesi
Agli acquisti, alle forniture, alle vendite, ai lavori ed ai servizi della Diocesi si provvede con contratti. Una volta esperite le procedure interne di cui agli articoli seguenti, i contratti della Diocesi sono sottoscritti dagli Organi competenti a rappresentare la Diocesi.
La competenza a rappresentare la Diocesi ai sensi del comma precedente è distribuita tra i Servizi di Curia della Diocesi in funzione delle attribuzioni.
Le opere e le somministrazioni di valore inferiore a £ 1.000.000 possono essere eseguite in economia.
I contratti della Diocesi sono stipulati dai Responsabili degli uffici in funzione delle rispettive competenze, fino a £500.000, dall'Economo diocesano fino a £ 1.000.000; dal Vicario Generale fino a £ 5.000.000; gli altri contratti saranno firmati dall'Arcivescovo sentito il C.A.E.D.
Il valore dei contratti si determina in relazione all'importo delle prestazioni dedotte. Per forniture continuative o frazionabili, non è ammessa la parcellizzazione, ed il valore del contratto si determina in relazione all'importo complessivo delle forniture delle prestazioni previste.
La scelta dei contraenti con cui stipulare i contratti della Diocesi si ispira a criteri di imparzialità e trasparenza. Costituisce criterio fondamentale per la scelta del contraente l'accertamento della sua capacità tecnico-organizzativa ed economica, in relazione all'oggetto del contratto da stipulare, nonché la verifica della sua probità ed onestà morale, nonché della sua correttezza ed affidabilità commerciale.
Per la scelta del contraente con cui stipulare i contratti della Diocesi occorre procedere all'interpello per iscritto dei concorrenti, individuati in numero non inferiore a sette nella deliberazione di contrattare.
Con determinazione motivata inserita nella deliberazione di contrattare, si può disporre che il contratto sia stipulato a trattativa privata qualora:

  1. il contratto abbia ad oggetto lavori o forniture che , per diritti di esclusiva o simili, non possano essere prestati che da uno o da determinate Ditte;
  2. il contratto abbia ad oggetto beni o prodotti da acquistarsi tramite organismi cooperativistici a cui la Diocesi sia formalmente associata;
  3. il contratto abbia ad oggetto lavori o forniture tecnicamente connessi con altri beni od impianti già acquistati dalla Diocesi;
  4. il contratto abbia valore inferiore a £ 5.000.000;
  5. il contratto abbia ad oggetto lavori o forniture di eccezionale urgenza.

I contratti stipulati dalla Diocesi devono contenere tutte le clausole necessarie ad assicurare che il contenuto di ogni altra norma di legge o di regolamento applicabile.
I contratti della Diocesi devono indicare il prezzo in modo chiaro e preciso. Per i contratti di forniture a carattere continuativo, può disporsi l'adeguamento del prezzo con riferimento a scadenze e parametri certi ed obiettivi, determinati in prezziari, listini, quotazioni o quant'altro debitamente approvati dai competenti organismi pubblici.
I contratti della Diocesi devono indicare, altresì, la durata del rapporto o, comunque, la sua scadenza, con esclusione di ogni clausola di tacito rinnovo.
In apposite clausole devono essere inoltre previste:

  1. le modalità di pagamento, con esclusione di pagamenti a mezzo tratte o cambiali;
  2. le penali in caso di ritardo nella prestazione, con importi definiti per ogni giorno di ritardo;
  3. per i contratti relativi a servizi o forniture essenziali, la facoltà della Diocesi di provvedere altrimenti in caso di inadempimento del fornitore, con addebito al fornitore inadempiente dei maggiori oneri sopportati o dei danni comunque subiti.

La presentazione delle offerte è eseguita nelle forme prescritte nella deliberazione di contrattare.
La deliberazione di contrattare prevede in ogni caso che le offerte siano formulate per iscritto, e vengano presentate in buste sigillate, in modo che ne sia garantita la segretezza. L'apertura delle buste avviene pubblicamente nella data prestabilita nella lettera d'invito, alla presenza dei concorrenti che ne facciano richiesta.
Di tutte le operazioni compiute per l'aggiudicazione del contratto viene redatto apposito verbale.
Le opere di manutenzione ordinaria degli immobili e degli impianti della Diocesi sono appaltate con contratti di durata non superiore a tre anni, ma l'Ordinario diocesano può autorizzare, con provvedimento motivato, la stipula di contratti di maggiore durata.
B) La Parrocchia
32 -
La parrocchia è una comunità di fedeli. Questi devono essere educati a crescere nello spirito di partecipazione, di collaborazione su tutti i piani, anche economico.
Nella nostra Arcidiocesi bisogna lentamente ma convintamente superare la mentalità verticistica ed entrare in quella comunionale.
Per questo non è solamente il prete a gestire l'economia. Il suo ruolo è quello di "uomo della parola, dei sacramenti, della comunione".
Egli non è, quindi, il factotum ma il presidente nella Comunità. Deve saper presiedere anche l'aspetto amministrativo ma non disperdersi in esso.
33 - La parrocchia è anche una persona giuridica costituita con decreto dall'Ordinario Diocesano e riconosciuta civilmente con decreto del Ministero dell'Interno. Dopo il riconoscimento deve essere iscritta nel registro delle persone giuridiche presso il Tribunale civile.
E', perciò, un soggetto di diritto: ha un suo codice fiscale, un suo patrimonio, un rappresentante legale.
34 - Come si amministra una parrocchia?
Si tenga conto dei canoni del C.J.C. ( Libro V, Tit. II - L'amministrazione dei beni; e particolarmente il can. 1284 e 1286).
Bisogna sempre distinguere la funzione del parroco e quella del Consiglio parrocchiale per gli affari economici (C.P.A.E.).
Il parroco nella sua funzione di amministratore: - vigila affinché i beni affidati alla sua cura siano custoditi, non abbiano danni, o peggio, vadano perduti;
- cataloga documenti e strumenti sui quali si fondano i diritti della Parrocchia circa i beni, conservandoli in un archivio e depositando gli originali nell’archivio della Diocesi;
- osserva le disposizioni canoniche e civili;
- se necessario, stipula contratti di assicurazione;
- tiene in ordine i libri contabili;
- redige il rendiconto amministrativo, al termine dell’anno, e lo presenta in Diocesi entro il 31 Marzo dell’anno successivo.
- È opportuno che vi sia un continuo e costante riferimento ad un esperto in amministrazione, di provata onestà.
- Si preveda e si provveda acchè ogni parrocchia abbia il suo incaricato per la sensibilizzazione per il sostentamento del clero.
35 - Il danaro contante sia depositato in conti correnti bancari o postali intestati alla parrocchia, a firma del parroco pro-tempore.
Lo stesso si faccia per il danaro dei gruppi parrocchiali o di attività espresse collateralmente dalla parrocchia (scuola, bar, ecc…).
Non mescoli, mai, nei suddetti conti danaro appartenente a lui come persona.
Il parroco, con licenza dell’Ordinario, può delegare ad un persona di sua fiducia, la facoltà di riscuotere.
36 - E’ importante prestare attenzione a quanto segue: - Tutte le offerte dei fedeli al parroco si presumono fatte alla parrocchia, salvo non consti il contrario da dichiarazione del donante.
- Questa norma vale anche per le parrocchie affidate ai religiosi.
- Parimenti si presumono della parrocchia le offerte dei fedeli fatte ad altro sacerdote o persona che svolga qualche incarico parrocchiale.
37 - Consiglio parrocchiale affari economici.
-E’ obbligatorio, secondo il codice di Diritto Canonico, che in ogni parrocchia ci sia il Consiglio Parrocchiale per gli Affari Economici.
- Il Consiglio di amministrazione parrocchiale è una forma di partecipazione alla vita della comunità.
- E’ bene tener conto della competenza dei laici circa l’amministrazione e l’economia.
- Sia composto almeno da tre persone, compreso il parroco. Tuttavia, sul numero, si tenga conto della popolazione della parrocchia.
- Dura tre anni ma i suoi membri laici possono essere rieletti, non, però, oltre due trienni.
- I membri, per essere nominati, sono proposti al parroco dal Consiglio Pastorale Parrocchiale o se è possibile, meglio, dall’Assemblea parrocchiale.

- Il Consiglio deve riunirsi ogni trimestre. Sottoscrive il verbale delle adunanze oltreché il bilancio consuntivo, preventivo e la nota esplicativa di fine anno.
- Pur se il Consiglio ha valore consuntivo, tuttavia, deve superare due ambiguità: l’autoritarismo del parroco, un certo populismo o rivendicazioni dei componenti ed entrare nello spirito di comunione.
- Il Consiglio per gli affari economici informi la comunità parrocchiale, il Consiglio Pastorale Parrocchiale, sul rendiconto annuale.
38 - Bisogna ben distinguere ciò che è del Parroco e ciò che è della Comunità.
Infatti, la parrocchia è soggetto (persona giuridica)distinto dal Parroco (persona fisica) che ne è l’amministratore unico. La parrocchia ha un suo patrimonio e propri rapporti giuridici, distinti da quelli del sacerdote, persona fisica.
Questi appena nominato parroco, ai sensi della legge n.222/1985 fa parte del nuovo sistema che stabilisce una personale remunerazione per le necessità della sua vita.
39 - Per ben chiarire tale distinzione si precisa e si sottolinea:
- le offerte in occasione dell’amministrazione dei sacramenti e dei sacramentali competono alla Parrocchia;
- le offerte in occasione dell’amministrazione del sacramento della cresima sono devolute al Fondo Diocesano di Solidarietà del Clero;
- eventuali residui dalle feste sono per la vita amministrativa della parrocchia;
- le offerte per la celebrazione della S. Messa competono al sacerdote come persona fisica;
- i locali della Chiesa parrocchiale, le sue pertinenze, la casa canonica appartengono alla parrocchia. La manutenzione di essa spetta al Consiglio parrocchiale degli affari economici;
- l’intestazione dell’autovettura spetta alla persona fisica del sacerdote, se è di sua proprietà.
40 - Per tale distinzione tra amministrazione personale ed amministrazione parrocchiale. Bisogna tenere distinta la contabilità del Parroco (privata) da quella della Parrocchia.
Conta, ancora:
- contabilizzare in entrata come offerta ovvero come prestito tutti gli apporti del sacerdote all’amministrazione parrocchiale, in modo che alla cessazione dell’ufficio di Parroco risulti con chiarezza quanto il sacerdote ha dato del proprio denaro;
- utilizzare due distinti conti correnti bancari, uno intestato alla Parrocchia ed uno intestato al sacerdote e richiesto per l’accredito dell’integrazione dell’Istituto per il Sostentamento del Clero;
- appaia la firma con la sigla n. q. (nella qualità) o con l’indicazione "Parroco pro tempore", quando il sacerdote agisce in rappresentanza della parrocchia.
41 - Il rendiconto e il preventivo annuale
La parrocchia, come qualsiasi persona giuridica pubblica è tenuta a presentare ogni anno il rendiconto amministrativo all’Ordinario del luogo che lo deve far esaminare dal Consiglio per gli Affari Economici della Diocesi. La redazione accurata e fedele del rendiconto annuale è la prova più evidente di un’amministrazione parrocchiale corretta e ordinata. Il rendiconto tra l’altro permette all’Ordinario di svolgere il proprio compito di vigilanza nei confronti dell’amministrazione della parrocchia e di intervenire opportunamente a favore di essa. Per normativa diocesana si stabilisce che entro il 31 marzo successivo alla fine di ogni esercizio finanziario, che va dall’1 gennaio al 31 dicembre di ogni anno, il parroco dovrà sottoporre all’Ordinario Diocesano, corredato da opportuna relazione, il bilancio consuntivo e il bilancio preventivo dell’esercizio in corso.
I bilanci dovranno essere debitamente firmati dai membri del C.P.A.E.. Ad ogni buon fine, si ritiene utile fornire le seguenti indicazioni:
- per la redazione del rendiconto si consiglia l’utilizzazione dello schema fornito dal segretariato amministrativo diocesano;
- tutte le entrate e le uscite dovranno rispecchiare le movimentazioni contabili sul libro mastro preventivamente vidimato dal segretariato amministrativo diocesano
- il rendiconto, basato sul principio di cassa, non può evidenziare disavanzi di gestione. Sono ammesse, comunque, anticipazioni da parte del parroco o da terzi che dovranno essere portate a saldo nel successivo bilancio preventivo;
- eventuali accensioni di debiti o impegni interessanti più esercizi, e comunque per importi superiori a £ 30 milioni, dovranno essere preventivamente autorizzate dal C.A.E.D. e dall’Ordinario Diocesano; gli stessi saranno oggetto di rilievo nella nota esplicativa;
- l’avanzo di gestione dell’esercizio dell’esercizio risultante dal riepilogo dovrà essere riportato al nuovo esercizio nel prospetto delle entrate;
- eventuali gestioni di altre attività parrocchiali saranno oggetto di contabilità separate;
- nelle voci di uscita è necessario rilevare correttamente le spese afferenti le remunerazioni ai parroci e la quota pro-seminario (Lire mensili per numero abitanti). Tali quote capitarie sono quelle stabilite dalla normativa diocesana vigente;
- per gli acquisti di beni a utilizzazione pluriennale (immobili, mobili e arredi, attrezzature, autovetture, computer, ecc.) è opportuno procedere ad una specifica inventariazione degli stessi;
- la relazione esplicativa che accompagna il rendiconto dovrà presentare:

  1. la situazione economico-finanziaria dell’ente parrocchia;
  2. eventuali previsioni di entrata ed uscita per gli esercizi successivi;
  3. un’analisi delle voci più significative del rendiconto;

42 - Le giornate cosiddette "imperate"
Le "giornate" propongono, sempre, una motivazione celebrativa.
Conta, quindi, anzitutto che siano sottolineate le motivazioni, anche per quelle che si celebrano senza raccolta di offerte.
Presento, qui, per un’attenzione comunitaria l’elenco, e, chiedo che le offerte, responsabilmente, siano consegnate in Curia o inviate per c.c. postale o vaglia tutte all’Economato, non oltre i venti giorni della celebrazione.
A correttivo di quanto a p. 10 dell’ "Unità nei comportamenti segno di unità nello spirito" del 19-03-1999, preciso che le giornate da celebrare, con raccolta di offerte, sono:
- Giornata S. Infanzia Missionaria
- Giornata Luoghi Santi
- Giornata Università Cattolica
- Giornata Missionaria
- Giornata Pro Seminario
- Giornata della Carità del Papa
- Giornata di Carità – Avvento
- Giornata di Carità – Quaresima
Le giornate "imperate" siano fatte in tutte le parrocchie, rettorie, anche tenute dai religiosi. Le parrocchie, rettorie, ecc., possono trattenersi il 5% per le spese di luce, di culto, ecc.
Le giornate per il Seminario, quella missionaria e quella della Carità del Papa e diocesana interpellano anche le comunità religiose femminili operanti in Diocesi ed i movimenti, associazioni, terzi ordini, che hanno un organizzazione super-parrocchiale.
Le offerte fatte in occasione della S. Cresima, sia in cattedrale che nelle varie comunità saranno devolute per la manutenzione, lo sviluppo, ecc. dell’Ente Cattedrale. Quanto era finora stabilito circa la devoluzione delle suddette offerte al fondo di aiuto per i preti in difficoltà economica viene mantenuto ed il necessario sarà tratto dalla voce "Carità" dai contributi CEI.
43 – Servizi
S’intendono, qui, tutti quei servizi di cui la parrocchia usufruisce per prestazioni delle istituzioni pubbliche e private: luce, gas, vigilanza, assicurazioni, ecc.
Si richiama il dovere di adeguarsi alle esigenze legislative in ordine alla sicurezza, al buon uso ed ai doverosi versamenti.
44 - Retribuzioni e varie
Tra le uscite della parrocchia vanno ricordate anche le remunerazioni ai sacerdoti che vi prestano servizio ministeriale (attualmente £100 x abitante) e gli eventuali stipendi e compensi a coloro che vi operano come dipendenti o come esecutori di prestazioni professionali.
Esistono disposizioni legislative e contrattuali che tutelano i diritti delle persone che lavorano alle dipendenze della parrocchia. Il parroco ha il dovere di attenervisi scrupolosamente.
In particolare deve applicare le norme del contratto di categoria sia per la collaborazione familiare, sia per altri dipendenti (ad es. della scuola parrocchiale), tenere i registri previsti dalla legislazione sul lavoro (libro paga, libro matricola, libro degli infortuni, ecc.), versare i regolari contributi di legge, adempiere agli obblighi di sostituto d’imposta, costituire l’apposito fondo per il trattamento di fine rapporto (TFR), provvedendo ad accantonare effettivamente gli importi maturati di anno in anno.
Nel termine "varie" si intendono comprendere tutte quelle spese che sono richieste come accessorie, utili o necessarie, in ordine all’assolvimento degli impegni amministrativi connessi alla missione della parrocchia (tasse di curia per atti amministrativi e di cancelleria, per autorizzazioni, carta, stampa, ecc.).
45 - Inventario dei beni
Nell’archivio della parrocchia deve essere custodito l’inventario dei beni compilato all’inizio dell’incarico del parroco secondo quanto dispone il can. 1283, 2°. Sia accuratamente redatto un dettagliato inventario dei beni immobili, dei beni mobili sia preziosi sia comunque riguardanti i beni culturali, e delle altre cose, con la loro descrizione e la stima, e sia rivisto dopo la redazione.
Copia dell’inventario va conservata anche nell’archivio della Curia e le due copie vanno aggiornate con le modifiche subite dal patrimonio.
E’ da sottolineare la necessità che l’inventario sia particolarmente accurato (corredato ad esempio anche da fotografie) quando si tratta di beni di valore artistico e storico, per una loro efficace salvaguardia anche in caso di smarrimento e di furto.
Una nota particolare riguarda gli immobili: la parrocchia deve conoscere con precisione la situazione giuridica degli immobili di sua proprietà, l’esatta e aggiornata identificazione catastale, la destinazione, la regolarità edilizia, ecc.
46 - Consegne al cambio del titolare
Chi è nominato parroco è tenuto, prima di assumere l’incarico, a garantire con giuramento avanti all’Ordinario o a un suo delegato di svolgere onestamente e fedelmente le funzioni amministrative. Deve inoltre sottoscrivere la copia aggiornata dell’inventario e ricevere dal parroco precedente o dall’amministratore parrocchiale le consegne per tutto quanto attiene l’amministrazione dei beni della parrocchia.
Per poter operare come amministratore il legale rappresentante della parrocchia anche verso terzi e potersi intestare quanto di competenza della stessa (ad es. i conti correnti bancari), è necessario che il nome del nuovo parroco sia stato iscritto nel registro delle persone giuridiche tenuto nella cancelleria del Tribunale competente, a cura del titolare entro e non oltre 15 giorni (tassativi) dall’emissione del provvedimento ecclesiale di nomina.
Conclusione
47 -
Una Chiesa, libera da ogni interesse, diviene segno del gratuito che è il volto di Dio ed è di grande testimonianza. Al contrario ogni venalità, calcolo, commercializzazione del sacro, l’uso abnorme di celebrare più messe in un giorno, senza necessità pastorale, ma per fruire delle offerte sono di grave scandalo e smontano ogni evangelizzazione.
Affido queste considerazioni e l’attuazione di quanto disposto alla sensibilità di tutti perché il Regno di Dio si compia in cuori poveri, in mani pure e attraverso la nostra povertà sia da tutti accolta la sovrabbondante e misteriosa ricchezza della grazia di Dio.
+ Giuseppe AGOSTINO
Arcivescovo di Cosenza-Bisignano
Cosenza, 3 dicembre 2000
1ª Domenica di Avvento