Quindicinale Reg. Trib. Cosenza Reg. 581 del 04-0596 - Dir. Rer.. Sac Vercillo
Franco Fot. in proprio - Red. e Amm. in Altilia-Maione  - Pubbl.  inf.70%
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  ANNO  N. 17-18 dal  1- 30 Settembre 2001 

Fratelli

Siamo rimasti tutti sconvolti dagli ultimi avvenimenti terroristici avvenuti negli Stati Uniti d’America. Le immagini trasmesse in tempo reale sono impresse nei nostri animi e difficilmente saranno cancellate.
La condanna di questi atti e di tutti gli altri che attendono le vite umane è il primo sentimento che emerge nei nostri animi.
Noi cristiani siamo nel dovere di compiere ogni azione che possa debellare questi atti diabolici. La nostra preghiera si leva verso il trono di Dio per tutte le vittime innocenti e per tutti i familiari subita per questa catastrofe mondiale.
Come ricorda Gesù nel Vangelo è doveroso pregare anche per gli attentatori e per tutti quelli che meditano di compiere tali stragi. Il Signore possa cambiare i loro cuori malvagi.
Preghiamo per la pace tanto in pericolo per il mondo intero.
Questo mese di settembre è l’inizio di tutte le attività civili e religiose. Anche nella nostra parrocchia devono incominciare tutte le attività. Nel prossimo numero del giornalino spero di poter elencare le varie iniziatiche che abbiamo in cantiere.
Mi piace anche ricordare il mio soggiorno a Toronto con i nostri emigrati.
Come sempre è stata una esperienza indimenticabile. Ho potuto constatare la fede verso la nostra Mamma celeste e la gioia nello stare insieme.
Non sono mancati momenti di nostalgia per la patria lontana ma sempre vicina nel cuore. Un caloroso grazie al comitato organizzativo, al presidente Pietro Trezzi e a tutti i nostri grimaldesi residenti in Canada.
Ci siamo lasciati con la speranza di poterci incontrare ancora nel prossimo anno.
d. Franco


INTERVENTI ALLA RAI CHIN DI TORONTO

Primo giorno con Italo Lucio
P. Franco Vercillo è  la prima volta che venite a Toronto?
- No è la sesta volta che sono venuto
Siete un veterano del Canada
- No diciamo che mi fa piacere incontrare i nostri emigranti perché c’è li ho sempre nel cuore. Poi specialmente l’anno scorso che hanno fatto questa prima festa con l’inaugurazione della statua della Madonna simile a quella di Grimaldi. Quest’anno mi hanno invitato di nuovo ed io son volato subito.
P. Franco Vercillo è in studio con un altro personaggio che tutti conoscono Silvano Marrello. Padre sei volte sei venuto a Toronto si vede che vi adorano.
- Ultimamente io li ha sentiti nel cuore perché le altra volte sono venuto per trovare i miei nipoti. Però l’anno scorso sono venuto per trovare i nostri emigranti. È importante questo incontro con i nostri emigranti. Ti posso dire un’altra notizia. Ti posso dire un’altra notizia ho realizzato un sito su Grimaldi per i nostri emigranti grimaldesi e uno per la parrocchia.
Per noi grimaldesi questa della Madonna è una cosa bella perché per noi di Grimaldi è sentita. È sentita perché la Madonna è la nostra mamma del cielo. C’è una cosa che i tutti i nostri grimaldesi ricordano una frase di una canzone della Madonna: "alla Foce ci mostraste una stella risplendente che a tutta quella gente fu salute". Mi spiego meglio per tutti quelli che non conoscono la storia. Si dice, per tradizione, che la Madonna è apparsa alla: ha tolto la peste, ha tolto il terremoto e tante epidemie che ci sono state e quindi i nostri antenati hanno voluto veramente alla Concezione che è la chiesa sua questa statua miracolosa. Due anni fa il parroco d. Enrico ha portato a Toronto questa statua e l’anno scorso hanno fatto una copia di questa statua. L’anno scorso l’abbiamo benedetta e quest’anno è la seconda volta che si svolge questa festa e speriamo che la faranno ogni anno sempre più sentita. Ci auguriamo che la nostra Mamma celeste ci faccia sentire sempre più fratelli e soprattutto ci faccia sentire sempre più vicino alla patria, alla nostra patria che è lontana ma sempre vicina nel cuore.
Sei parroco di Grimaldi?
- No non sono parroco di Grimaldi. Io sono parroco ad Altilia e Maione ed abito a Grimaldi.
Dove si terrà la festa?
-
Silvano Marrello potrà specificare meglio:
Si farà al mattino con la S. Messa nella Chiesa di S. Bernardo da P. Guglielmo e al pomeriggio
la processione presso la sala Ballrum di Nik Delia con canti popolari.
Mi fa piacere che tutti i grimaldesi saranno presenti e…
V-Verseranno anche le lacrime
Le emozioni ci sono perché la figura della Madonna porta i ricordi all’infanzia e si capisce che fa effetto in terra straniera anche se ci ospita e siamo diventati cittadini di questa terra ma la nostra patrie è sempre la nostra patria.
Silvano: Vorrei ringraziare tutti il comitato di Grimaldi perché abbiamo lavorato tanto per questa festa. Saluto il presidente Pietro Trezzi e tutto il comitato.
Padre volete concludere con qualche altra cosa:
- No vorrei solo ricordare che qui a Toronto ho incontrato un mio confratello, amato dal primo momento che l’ho visto, P. Guglielmo, non so se è in ascolto, e invio i miei più cordiali saluti speriamo che questa amicizia continuo per l’eternità. Questa è la cosa più bella.
Buona permanenza Padre qui a Toronto
-
Grazie Italo per avermi ospitato. Questa è la prima volta che parlo alla radio. Mi scuso con i nostri emigranti se eventualmente ho fatto qualche sbaglio ma ho parlato col cuore.
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Secondo giorno con Umberto Manca
1. Sulla festa dell’Immacolata:
Dal punto di vista spirituale io sono rimasto molto contento perché ho visto l’attaccamento dei grimaldesi qui in Canada attaccati alle tradizioni di Grimaldi specie della Madonna Immacolata che è per noi un grande tesoro perché abbiamo avuto tanti privilegi. Da punto di vista spirituale la festa che hanno fatto qui a Toronto è stata stupenda perché abbiamo fatto i giorni di preparazione con la preparazione di tre sere di preghiere e poi la domenica la messa al mattino e al pomeriggio la processione come si faceva li a Grimaldi e anche se è stata breve è stata una testimonianza di fede vissuta col cuore. E di questo devo dare onore ai nostri grimaldesi qui di Toronto che mantengono le tradizioni antiche le mantengono con la fede religiosa. Ho notato una unione profonda con i grimaldesi che sono in Italia e i grimaldesi che sono qui a Toronto. h fatto la festa in questo periodo ed io devo ringraziali perché hanno cambiato la data della festa per ben due volte perché mi volevano assolutamente. Mi hanno detto che il prossimo anno si farà nella terza domenica di Maggio come si fa a Grimaldi.
2. Un richiamo alla religione dei giovani:
Un fatto tutto particolare perché è vero che hanno tanti diversivi e quindi nei confronti della religione sono un pochettino freddi ma questo non è vero in fondo perché loro vanno sempre in
cerca delle tradizioni e se la gente più grande riesce ad inculcare con la loro vita la fede cristiana i giovani sono portai a vivere e a continuare la vita cristiana. Tanto per parlare qui del Canada e della festa che abbiamo fatto con la persone adulte c’erano anche i figli e questi figli sono attaccati. Potevano andare in qualche altra parte quella domenica però son venuti ed ho visto che hanno avuto la gioia di frequentare sia la parte religiosa sia la parte sociale e quindi se noi grandi adulti cerchiamo di inculcare con la nostra vita il senso cristiano loro ci seguono perché io penso che i figli seguono quello che sono le direttive dei padri.
Se i giovani si trovano insieme con persone che vivono di più la fede i giovano non sono lontani dal vivere la fede. Io penso che i giovani hanno più fede tante volte di noi non la dimostrano in un certo modo la dimostrano in modo diverso.
La religione è il vivere quel messaggio che Dio ha dato a non, ha inculcato nel nostro cuore. Se noi abbiamo in noi il Dio che ci salva, il Gesù che di da una vita nuova, allora noi incontrando questo Cristo lo incontriamo nel modo totale, nel modo bello, nel modo di fede. Noi il Cristo lo dobbiamo sentire vicino Cristo è con noi. Se noi stiamo insieme e cerchiamo di vivere nella comunità nostra, allargando anche agli altri, allora il nostra essere cristiani è un cristianesimo vissuto nella pratica, nella vita quotidiana.


SALUTO DEL SINDACO DI ALTILIA
PER L’INAUGURAZIONE DEL NUOVO ANNO SCOLASTICO

Rivolgo un caloroso saluto ed un fervido augurio agli operatori scolastici – insegnanti e non - agli alunni tutti, specie a quanti per la prima volta frequentano la scuola materna, quella elementare e quella media.
L’anno scolastico si apre subito dopo una grande tragedia.
Un atto terroristico di proporzioni mai avvenute che ha colpito gli Stati Uniti d’America e con l’America l’intero mondo libero e democratico.
Questo grave fatto sollecita tutti coloro che hanno a cuore il rafforzamento della libertà e della democrazia a dare risposte civili ed efficaci per punire tutti quelli che, nel terrore e nel sangue, si illudono di risolvere i problemi dell’umanità.
A questo processo di crescita la scuola è chiamata a dare un contributo determinante.
L’anno scolastico 2001-2002 sia portatore di benessere e di pace; per voi insegnanti, alunni, genitori, sia un anno di crescita culturale e civile: valori ai quali non bisogna mai rinunciare se vogliamo costruire una società più umana e più giusta.
Il Sindaco(Gino Pagliuso)


Omelia Liturgica conclusiva del Convegno e di avvio del nuovo Anno Pastorale

1. Questa santa liturgia è di benedizione per la conclusione del nostro convegno pastorale ed è d'illuminazione e speranza per l'anno pastorale che si apre. La triste occasione di un raffinato, drammatico accanimento terroristico contro gli Stati Uniti d'America ci trova cristianamente attenti alla vicenda, per la quale - oltre le indagini politico-diplomatico-militari, c'è bisogno di molta ed intensa preghiera. La preghiera non è porsi da inermi di fronte alla storia, ma è una vera arma, quella della pace e della verità. È, se volete, la piccola fionda di Davide che sconfigge il grande Golia. Guardiamo in Dio le vittime di questo orrendo crimine contro l'umanità, contro la civiltà. Il Signore accolga il loro sacrificio per la redenzione della storia. Guardiamo in Dio anche gli orchestratori ed i mandanti dell'atto criminoso. Nel mondo di oggi c'è tanta conflittualità. Ci sono forti squilibri che la globalizzazione potrebbe anche risolvere, ma che finora ha esasperato ed amplificato. C'è la croce dello squilibrio economico tra i popoli ricchi e quelli poveri; c'è la differenza religiosa che ha nelle forme integralistiche - come in alcune correnti dell'Islam - l'osceno comportamento dell'uccidere in nome di Dio; ci sono i popoli della sicurezza e della precarietà. Questo episodio ha mostrato che oggi nessuno è sicuro fuori della sicurezza di Dio. A Lui noi ci aggrappiamo ed in Lui vediamo ogni vicenda e per questo offriamo questa liturgia nel mistero di Cristo crocifisso e risorto.
Il Crocifisso è l'antidoto ad ogni violenza. Per questo il Papa ha sentito profeticamente di chiedere all'America di non seguire la via della ritorsione per interrompere il crescendo della violenza. Speriamo che sia ascoltato. Noi poveri credenti sappiamo che saper morire, saper affermare l'amore, al di là e nonostante tutto, è principio di risurrezione. Gesù ha vissuto la croce amando in silenzio ed in questo silenzio è stata proclamata la parola della Risurrezione. La liturgia è la Presenza viva, agente, salvante di Gesù Crocifisso e Risorto. Non una formula ci salverà, ma una Persona e la certezza che essa ci infonde: Io sono con voi, è la grande affermazione del Papa nella Novo Millennio Ineunte. Nella liturgia Gesù, il Signore si rivela il Maestro, il Santificatore, la Via per il futuro.
2. In questo momento della liturgia della Parola, in riferimento, ora, al nostro Convegno diocesano, mediteremo attentamente anche, nella luce dei testi biblici odierni, quanto il Papa nel documento succitato ci suggerisce come fondamento, premessa ed autenticazione di ogni scelta ed itinerario pastorale. Colgo dal profondo documento cinque suggestioni forti, provocatorie in fronte ai nostri possibili vuoti, stanchezze, o alle tentazioni di una pastorale attivistica, efficientistica, episodica e spesso fallimentare. La pastorale è come il movimento che presuppone un motore, è come un albero che presuppone una radice.
3. Per questo la prima suggestione fondativa è il bisogno ed il dovere di santità nella Chiesa. Afferma il Papa: in primo luogo non esito a dire che la prospettiva in cui deve porsi tutto il cammino pastorale è quella della santità. "Questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione", dice Paolo (1Tess. 4, 3). E questa non è una proposta o un impegno che riguarda solo alcuni cristiani. Afferma il Concilio: "Tutti i fedeli di qualsiasi stato o grado sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità". Cari fratelli, e mi piace chiamarvi come fa Paolo ai Colossesi nella prima lettera di oggi, "amati da Dio, santi e diletti" voglio presentarvi la santità su un duplice piano: uno esistenziale e uno misterico, rivelato. Noi portiamo il codice genetico della santità perché siamo stati creati ad immagine e somiglianza di Dio, perché come frutto della Pasqua di Gesù, abbiamo ricevuto lo Spirito Santo. Esistenzialmente, ed è esperienza di ogni uomo, paradossalmente anche di chi si dice ateo, ogni inquietudine, ogni anelito, ogni desiderio di autorealizzazione, al di là della menzogna del peccato è in noi il bussare dall'interno della santità che vuole emergere, che è la pulsione più acuta del nostro inconscio.
Bernanos afferma, facendolo dire ad un prete che sta per essere fucilato nella persecuzione comunista del Messico: "A pensarci bene l'unica gioia della vita è essere santi e l'unica tristezza è il non esserlo". In fondo la santità è cercata da tutti: è il sogno dell'innocenza, che c'è in noi, è la fatica della pace, e l'anelito dell'armonia interiore, sociale, universale. Mistericamente cosa è la santità? Si può capire cogliendo il valore programmatico del capitolo V della costituzione sulla Chiesa Lumen Gentium dedicato alla "vocazione universale della santità". Commentando questo testo nella N. M. I (n. 30) il Papa dice : "Se i Padri Conciliari diedero a questa tematica tanto risalto, non fu per conferire una sorta di tocco spirituale all'ecclesiologia, ma piuttosto per farne emergere una dinamica intrinseca e qualificante. La riscoperta della Chiesa come "mistero" ossia come popolo adunato dall'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santonon poteva non comportare anche la riscoperta della sua "santità" intesa nel senso fondamentale dell'appartenenza a Colui che è per antonomasia il Santo, il "tre volte Santo" . Professare la Chiesa come santa significa additare il suo volto di Sposa di Cristo, per la quale egli si è donato, proprio al fine di santificarla. Questo dono di santità, per così dire, oggettivo, è offerto a ciascun battezzato". Sta ad ognuno di noi il compito da una parte ascetico, per purificarci radicalmente e continuamente e dall'altra di realizzarci sulla strada del radicalismo del discorso della Montagna, la Parola di Gesù: "Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste". Questo ideale sembra impossibile. Ma questo dipende dalla non comprensione della Parola di Gesù. La perfezione del Padre è l'Amore , la Comunione. Noi siamo chiamati a questa comunione con Dio e con i fratelli pur dentro i nostri limiti. La perfezione cristiana non è l'assenza di ogni difetto ma è la consegna della nostra debolezza al Potente Amore di Dio. La notte è girarsi la dove non c'è il sole, ma quando la terra si rigira dalla parte del Sole ecco il giorno. Essere rivolti a Dio è essere "luce da luce" dentro il nostro limite e la nostra miseria. Solo quando c'è il volto a Dio siamo nella verità e rivolti autenticamente agli altri, alla storia. Se c'è disagio, crisi, nella pastorale, nel dialogo con il mondo la ragione è la crisi di santità. Fuori di una comunione vitale con Dio siamo soli e senza di Lui "nulla possiamo fare". Oh! Lo capissimo questo. I nostri fallimenti non sono nella cattiveria degli uomini o nei nostri limiti culturali, psicologici; sono, invece, nella nostra carenza di santità. Gli stessi fallimenti divengono via alla santità come partecipazione alla croce del Signore. Ricordate la prima lettura di questa sera: "Al di sopra di tutto, poi, vi sia la carità che è il vincolo della perfezione. Il mondo, anche oggi, mentre sembra stordito, attende i santi, s'inginocchia dinnanzi ai santi.
4. La seconda suggestione è la preghiera. Dice il Papa (N. M. I.): Per questa pedagogia della santità c'è bisogno di un cristianesimo che si distingua innanzitutto nell'arte della preghiera". C'è, ovunque, un grande bisogno di preghiera e c'è l'esigenza di scuole di preghiera, cioè di itinerari educativi ad essa. Bisogna imparare a pregare: Signore, gli dissero i primi discepoli, insegnaci a pregare. La preghiera è fondamentalmente comunione estatica e reciprocità vitale "Rimanete in me ed io in voi". "Questa reciprocità è la sostanza stessa, l'anima della vita cristiana ed è condizione di ogni autentica vita pastorale. Realizzata in noi dallo Spirito Santo, essa ci apre, attraverso Cristo ed in Cristo, alla contemplazione del volto del Padre. Imparare questa logica trinitaria della preghiera cristiana, vivendola pienamente innanzitutto nella liturgia, culmine e fonte della vita ecclesiale, ma anche nell'esperienza personale, è il segreto di un cristianesimo veramente vitale, che non ha motivo di temere il futuro, perché continuamente torna alle sorgenti e in esse si rigenera". Tutti siamo chiamati alla preghiera, come comunione costante con Dio, come silenzio dell'essere, come verità dell'esistenza, della storia. "Chi prega ha le mani sul timone della storia" disse S. Giovanni Crisostomo. Ma alcuni fratelli e sorelle debbono essere particolarmente custoditi dalla preghiera: penso, in questo momento, alle contemplative, ai religiosi, alle religiose, ai presbiteri, agli infermi, ai giovani. Attiviamo le nostre comunità dalla e nella preghiera. Recuperando un'autentica preghiera ritroveremo la radice di ogni impegno e la purezza di ogni parola. Possa la nostra Chiesa rinascere per la preghiera, a cominciare da quella dei semplici per arrivare a quella dei contemplativi, ed a quella comunionale, radicale che è quella liturgica. Non ci sia la scusa del tempo. Fuori della preghiera tutto si perde nel tempo. Il problema è che siamo svagati, decentrati. Impariamo da Gesù che è stato in mezzo alle folle, in mezzo al dolore, al peccato ma si ritrova solo a pregare e che ci ha chiesto di partire da questa radice e di farci sostenere da tale esperienza. Si! Senza preghiera non c'è esperienza di Dio e non c'è incontro vero con l'uomo.
5. Senza l'aggancio a Dio tutto scricchiola, tutto è sterile. La preghiera generosa solidità di vita spirituale.
C'è una tentazione, che è da sempre, ed è quella di pensare che i risultati nell'azione pastorale dipendono dalla nostra capacità di fare e di programmare. Certo, dobbiamo investire tutte le nostre risorse umane ma guai a dimenticare che "senza Cristo non possiamo far nulla". Ecco allora la terza provocazione che il Papa esprime così: "Impegnarci con maggior fiducia nella programmazione che ci attende, a una pastorale che dia tutto il suo spazio alla preghiera, personale e comunitaria, significa rispettare
un principio essenziale della visione cristiana della vita: il primato della grazia. Cari fratelli e sorelle, voi ben sapete che l'iniziativa della salvezza è da Dio. Noi dobbiamo credere che il Signore opera nella nostra vita e nella storia. Dobbiamo avere l'occhio di fede per cogliere i varchi che Egli apre. Ricordate la intensa espressione di Geremia che dice: "Mi fu rivolta questa parola del Signore: 'Che cosa vedi Geremia?' Risposi: ' Vedo un ramo di mandorlo'. Il Signore soggiunse: 'Hai visto bene, poiché io vigilo sulla mia parola per realizzarla'". Tutti quanti siamo impegnati in un servizio nella Chiesa, dal Vescovo ai preti, dai catechisti agli operatori della carità e così via. Dovremmo esperimentare che noi siamo cooperatori del Dio che "opera continuamente". Dio ci precede, ci accompagna e completa ogni opera per la salvezza. A noi, collaboratori fedeli, sta saper cogliere i suoi passaggi e predisporre ad accorgersene. In questo senso noi siamo i contemplativi della gratuità di Dio. Lo Spirito, come il vento, soffia e non sai da dove viene e dove va. Quindi, un atteggiamento che tutti dovremmo superare è quello di essere i giudici del cuore dei fratelli e delle sorelle. Il discernimento è un opera doverosa e di mediazione ma non è definiente, è solamente di scrutazione. Credere quindi, alla grazia, al suo primato è essere uomini di fiducia, di speranza e perché no, di sorriso. Dio è oltre noi, è più grande di noi. Entra dove noi non possiamo entrare. A noi tocca, come cooperatori, un solo compito: preparargli le vie e predisporre i cuori.
6. Una quarta provocazione a cui il Papa ci esorta alle porte del terzo millennio è l'Ascolto e l'Annuncio della Parola. Nella prima lettura di questa liturgia c'è un espressione molto bella. Paolo dice: " La parola di Cristo dimori tra voi abbondantemente, ammaestratevi ed ammonitevi con ogni sapienza". Questa espressione paolina si potrebbe tradurre in termini moderni così: "La Parola di Dio sia il vostro habitat..." Ed il Papa sottoline: "Non c'è dubbio che questo primato della santità e della preghiera non è concepibile che a partire da un rinnovato ascolto della parola di Dio. Dice Isacco il Siro: "Senza la lettura dei Libri Divini, lo Spirito dell'uomo non può avvicinarsi a Dio" ed ancora: "La meditazione delle Scritture è la prima porta d'accesso alla sapienza dello Spirito e a ogni conoscenza divina" , e prosegue: "Sappi tu che vuoi diventare discepolo della verità, che la purezza della preghiera ed il raccoglimento dello Spirito in essa vengono dalla meditazione in verità". Cari fratelli presbiteri vi offro due indicazioni, una per noi ed una per il popolo di Dio. Per noi è necessario che la lectio divina che fa cogliere nel dato biblico la parola viva interpelli, orienti, plasmi la nostra esistenza. Il salmo 119 dice: "Io trovo la mia gioia nei tuoi comandi, si, li amo molto tendo le mani ai tuoi comandi che amo e medito sulle tue volontà". Ed il salmo 1: "Beato l'uomo che... si compiace nella legge del Signor e medita la sua legge giorno e notte". Se non siamo nutriti di Dio con la sua parola non abbiamo niente da dire e "corriamo quasi nell'incerto, battendo l'aria). Il popolo di Dio, il nostro popolo, ve lo dico convintamene e fortemente, deve uscire dai devozionalismi, dai sentimentalismi religiosi per entrare, finalmente, nella Parola di Dio: Non conta mettergli in mano immaginette, medagline, statuette, bisogna consegnargli la Bibbia, educarli a saperla leggere e meditare. Tutto il resto se non è illuminato dalla Parola non vale nulla. Bisogna aprirsi, quindi, alla Lectio Divina, nella parrocchia, in tutte le occasioni ed iniziare ad essa il nostro popolo che è denutrito della parola che rimane in eterno. Perché "l'uomo non vive di solo pane, ma dalla Parola che esce dalla bocca di Dio".
7. Ed infine, a mio sentire, la più forte provocazione della N. M. I. è lo scommettere sulla carità. Dice il Papa: Dalla comunione intra-ecclesiale, la carità si apre per una natura al servizio universale, proiettandoci nell'impegno di un amore operoso e concreto verso ogni essere umano. Certo, prosegue, non va dimenticato che nessuno può essere escluso dal nostro amore dal momento che "con l'incarnazione il Figlio di Dio si è unito in un certo modo ad ogni uomo". Noi dobbiamo essere, tuttavia, attenti ai poveri, ed oggi ai nuovi poveri. Ancora il Papa richiama come siano tanti i bisogni che interpellano la sensibilità cristiana. Il nostro mondo comincia il nuovo millennio carico delle contraddizioni di una crescita economica, culturale, tecnologica che offre a pochi fortunati grandi possibilità, lasciando milioni e milioni di persone non solo ai margini del progresso, ma alle prese con condizioni di vita ben al di sotto del minimo dovuto alla dignità umana. E' possibile che, nel nostro tempo, ci sia ancora chi muore di fame? Chi resta condannato all'analfabetismo, chi manca delle cure mediche più elementare, chi non ha casa in cui ripararsi? Lo scenario della povertà può allargarsi indefinitamente, se aggiungiamo alle vecchie le nuove povertà, che investono spesso anche gli ambienti e le categorie non prive di risorse economiche, ma esposte alla disperazione del non senso, alla insidia della droga, all'abbandono nell'età avanzata o nella malattia, all'emarginazione o alla discriminazione sociale. Il cristiano che si affaccia su questo scenario, deve imparare a fare il suo atto di fede in Cristo decifrandone l'appello che egli manda da questo mondo della povertà. Si tratta di continuare una tradizione di carità che ha avuto già nei due passati millenni tantissime espressioni, ma che oggi forse richiede ancora maggiore inventiva. E' l'ora di una nuova "fantasia della carità" che si dispieghi non tanto e non solo nell'efficacia dei soccorsi prestati, ma nella capacità di farsi vicini, solidali con chi soffre, così che il gesto di aiuto sia sentito non come obolo umiliante, ma come fraterna condivisione". In concreto, per noi, qui, la scommessa della carità vuole nuova, grande, apertura alle sofferenze dei fratelli. Non possiamo più essere, e stranamente, orgogliosamente spreconi nelle feste e non essere capaci di donare, di inventare forme di servizio come creazione d'amore là dove c'è la solitudine dell'abbandono.
Come abbiamo ascoltato nell'Evangelo dobbiamo aprirci all'amicizia cristica con tutti e con tutto. Dobbiamo smetterla di creare steccati ma dobbiamo essere nello stile di Gesù, il nostro Maestro, che non è venuto per spegnere il lucignolo fumigante ma a cercare ciò che è perduto. Ogni parrocchia abbia il Cuore della Carità non fermandosi al culto ma aprendosi agli altri con una compartecipazione che si radica nel mistero del Padre, nel cuore squarciato del Figlio, nell'opera rigeneratrice dello Spirito che è l'Amore vivificante. Anche la Diocesi sappia incrementare le sue iniziative, come la fondazione antiusura, l'Antenna uomo e così via. Così potremo entrare nel terzo millennio e potremo essere significanti e liberanti.
8. Cari fratelli il nostro navigare abbia la bussola della Parola, il timone della preghiera, il ritmo della santità ma vada "in altum" nel mare dell'uomo, della storia e la nostra Chiesa sappia sorridere al mondo, sappia radicarsi nel tempio ma sappia uscire dal tempio, onde il Regno sia annunziato, celebrato e sempre più compiuto in tutti ed in tutto.
+ Giuseppe AGOSTINO
Arcivescovo Metropolita di Cosenza-Bisignano