Comunicazione pastorale
IL MATRIMONIO
: sua valenza e celebrazione

Carissimi, questa lettera è rivolta alla comunità dei battezzati in Gesù, sposo della sua Chiesa; particolarmente ai presbiteri, educatori della fede, ai catechisti, ai coniugi, alle famiglie, ai fidanzati che sognano una vita di comunione accordata nell'Amore che è il segreto interiore del Dio della fede cristiana.
Pavel Evdokimov, uno dei più significativi maestri della teologia e spiritualità ortodossa (1901-1970) rileva che sono associabili "nella loro natura profonda la comunità della Chiesa e la comunità coniugale e vede entrambe sotto la forma ancora indifferenziata dell"'inizio": nel Paradiso terrestre".
Il mistero della Chiesa e la comunione della prima coppia umana sono un'unica e medesima realtà: la prima cellula coniugale coincide con la pre-chiesa e manifesta l'essenza comunitaria nella relazione tra Dio e l'uomo.
Ed afferma [cf. Articolo apparso su L'Anneau d'or Ed. Du Feu Nouveau n. 107 (1962) 353 - 362].
"Mentre la storia dell'Antico Testamento inizia con l'amore coniugale, la storia del Nuovo si apre con il racconto delle nozze di Cana (Gv 2,1): la coincidenza non è fortuita. Dei resto, ogni volta che la Bibbia parla della natura dei rapporti tra Dio e l'umanità, lo la in termini nuziali; l'alleanza è di natura nettamente nuziale; il popolo di Dio, poi la Chiesa, sono gratificati dei nomi di Fidanzata del Signore (Os 2, 19 - 20>, Sposa dell'Agnello (Ap. 21,9) e il Regno di Dio celebra le loro nozze eterne (Ap. 19,7).
Cosi la teologia del matrimonio ha la sua origine nell'ecclesiologia: le due teologie sono associate al punto che l'una si esprime per mezzo dei simboli dell'altra".
Con il Matrimonio "grande sacramento" (Ef 4,3'2) gli sposi cristiani esprimono, nei segno, la loro partecipazione ai mistero dell'unità e dell'amore fecondo tra Cristo e la Chiesa.
Per questo sia nella scelta della vita coniugale che nella procreazione e nell'educazione dei figli si prestano vicendevolmente aiuto per vivere una vita santa e hanno così nel popolo di Dio un loro compito e un loro dono.
(Rituale Rom. Sacramento del matrimonio, CEI, Roma 1975, n. 1, p. 13).
Bisogna, quindi, sottolineare Con serena cciarezza e responsabilità ineludibile che il sacramento del matrimonio presuppone ed esige la fede.
Al sacramento nuziale non si arriva, non ci si accosta con occhi bendati, o accecati dal "carnale", e dal "'mondano" ma con l'intelligenza della fede che è illuminata dalla Parola di Dio, esperimentata ed accresciuta da un'esperienza di vita cristiana. In questa lettera intendo offrirvi una esortazione su tre punti:
1) far cogliere e vivere bene la preparazione al matrimonio;
2) curare la celebrazione come Contenuto e come modalità;
3) seguire la famiglia come "piccola Chiesa" e nella più ampia comunità ecclesiale, come pure nella società quale spazio di vita e di educazione.
La preparazione al matrimonio, come ha affermato l'episcopato italiano ha più fasi: una remota, una prossima ed una immediata.
a) Quella "remota" parte sin dalla fanciullezza ed è l'educazione, nello spirito di Dio all'alterità, cioè ad accogliere, rispettare' ascoltare l'altro; o fare aprire al "dono di sé", alla generosità.
È far cogliere la vita come impegno, gioioso, maturato nel sacrificio; è fare assumere la dimensione laicale dell'essere in Cristo, profeti della sua Parola. I giovani siano particolarmente educati alla purezza come armonia di tutto l'essere.
Sia illuminata la sessualità nella sua alta valenza positiva.
Non si scada nel moralismo e nel puritanesimo o, addirittura, nella banalizzazione istituzionale dell'energia sessuale. Si educhino, particolarmente, le ragazze a tessere il proprio essere, con la loro relazione particolare con Dio, con gli altri, con loro stessi. Siano orientate a preservare nel profondo di sé la misteriosa dignità del "velo" (1Cor 11,1-6) cioè dell'investitura del Divino sudi loro.
È importante richiamare, anche, come la devianza di Israele (Ez. 16) e della grande prostituta di Babilonia (Ap. 17), nella Bibbia, sia espressa come degradazione della femminilità, che strappa il suo "velo" si denuda, si disincarna del mistero femminile del Fiat pronunciato alla sua eterna maternità.
b) la preparazione prossima è nel periodo del fidanzamento.
I giovani - fidanzati attendono, ne sono convinto, di essere convocati, illuminati, accompagnati - non con discorsi moralistici ma illuminativi della profondità dell'Amore in Cristo.
Il fidanzamento è come il seminario del matrimonio.
Richiede una pastorale seria, concertata tra diverse parrocchie ed accompagnata da presbiteri intelligenti, limpidi, capaci di linguaggi positivi, da coppie serene e gioiose, da educatori illuminati e preparati. Si seguano bene i corsi di preparazione alle nozze - non riducendoli a dimensione riduttivamente scientifica, tecnica, psicologica, ma ad una visione, comprensiva di tutti gli aspetti' da quello medico a quello psichico, ma visti in modo globale, unitario, nella luce della fede.
Si annunzi nel periodo del fidanzamento, non solo un'etica comportamentale del matrimonio ma una spiritualità che porti tutto al profondo della vita.
Siano educati ad aprirsi alla vita. I coniugi sono "sacerdoti" della vita.
Ogni calcolo sui figli inaridisce l'amore nella sua autenticità e spegne la vita nel cuore.
Bisogna prepararsi anche, per saldare amore e fecondità, al rispetto dell’armonia della natura onde il matrimonio non sia ridotto alla sessualità, disgiunta dalla persona e questa dalla verità di Dio e dalla comunione liberante con Lui.
Per la preparazione di chi deve guidare i corsi ci si può rivolgere all'Ufficio Diocesano Famiglia.
c) La preparazione immediata deve avere un taglio come quello degli "esercizi spirituali" preparatori di una ordinazione sacerdotale, di una consacrazione.
I pastori di anime abbiano la generosità del "trovare" il tempo per accompagnare questo momento preparatorio al sacramento nella comprensione della liturgia, nella disposizione al sacramento della riconciliazione, al silenzio di ogni estrinsecismo stordente ed all'ascolto dtl Dio "solo, vero cemento" di ogni amore autentico.
La celebrazione del momento liturgico tenda alla profondità non alla esteriorità, se non, addirittura, alla vanità. Indico alcune linee comportamentali, pratiche:
a) Gli sposi scelgano, nella preghiera, i testi delle letture;
b) Commisurino ogni spreco, ricordandosi dei figli della sofferenza, ben sapendo che "nel dolore" partoriranno i loro. (Gn 3, 16b);
e) La celebrazione si svolga, preferibilmente, nella parrocchia di uno dei nubendi.
Sia dignitosa, si educhi al rispetto della puntualità ed al superamento di ogni privatismo;
d) Siano misurati gli addobbi e i fiori. Si punti alla bellezza, riflesso di Dio, anziché alla quantità sprecona, riflesso del nostro io;
e) Quando è possibile, canti il coro parrocchiale, anziché i solisti che fanno della Chiesa una sala anziché uno spazio comunionale nella coralità delle voci. Comunque, ogni canto sia di valore sacro;
f) Se non c'è ancora l'educazione alla libera offerta e, quindi, della gratuità esorto, c6n particolare insistenza, al rispetto del tariffario, ben distinguendo quello che si offre al presbitero benedicente, come "elemosina" per la S. Messa, da quello che riguarda gli addobbi che non debbono essere lasciati alla bizzarria delle ditte che non sempre colgono il senso liturgico, e da quello che, nella offerta lasciata alla Chiesa, deve essere amministrato dal Consiglio parrocchiale per gli affari economici;
g) Dopo lungo approfondimento e consultazione con il clero, il Consiglio presbiterale, il collegio dei Delegati di zona e dei responsabili di settore, come è espresso nel Decreto allegato, a partire dal 1gennaio 2001 nel territorio dell'arcidiocesi di Cosenza-Bisignano, per serie ragioni pastorali, come è già, di norma, in molte regioni ecclesiastiche italiane ed in non poche Diocesi della Calabria non siano celebrati i matrimoni, di domenica, e "egli altri giorni festivi. Tale proibizione non tocca la messa del sabato sera, anche se ha valore festivo.
Tuttavia, se, è possibile, in detto giorno, lo si celebri ordinariamente fuori dell'orario della liturgia vigiliare della domenica.
Seguire la famiglia. Giovanni Paolo Il, nella "Farniliaris consortio" afferma che la famiglia è un passaggio ineludibile per ogni autentica pastorale.
La famiglia deve divenire soggetto ecclesiale e non essere solamente oggetto di cure pastorali.
Deve, quindi, proporsi come soggetto sociale.
Sono tanti i problemi della famiglia. Il primo è che sia "se stessa" (Giovanni Paolo Il) nella complessa realtà sociale di questo momento storico e che lo sia nella sua unità, indissolubilità e nel suo delicato ed insostituibile compito educativo.
Deve essere attiva mentre una cultura radicale laicista intende minarla, anche con pretese talvolta anticostituzionali1 nella sua natura non fondandola più sul matrimonio e riconoscendo come "famiglia" le unioni di fatto, degli omosessuali, ecc....
È una sfida storica di taglio etico, politico e che per noi, oltre che nella tede ha riferimento ad un umanesimo che deriva i suoi valori dal Vangelo e da tutta la nostra cultura.
Par essere attivi e ordinati a riguardo bisogna puntare sulle associazioni di famiglia, sui gruppi familiari parrocchiali.
La famiglia deve essere focolare di intimità e di civiltà.
In ogni parrocchia s'istituisca la commissione famiglia. Sia composta da almeno coppie formate e volenterose.
Loro compito è organizzare la preparazione dei fidanzati al matrimonio secondo quando sopraddetto ed accompagnare la famiglia onde sia sacramento della vita e comunità educante.
È bene ricordare che a Cosenza, con serio impegno della Diocesi, e funzionante un Consultorio familiare d'ispirazione cristiana.
È mia intenzione farlo sviluppare qualitativamente, sperando anche in una crescita di utenza con l'attenzione delle parrocchie.
Una prospettiva da perseguire e su cui riflettere pastoralmente è l'integrazione tra pastorale familiare, giovanile e scolastica; partendo, a riguardo, da un centro propulsore diocesano che abbia i suoi risvolti nelle parrocchie che devono definirsi quali "comunità educanti" sul suddetto piano globale ed integrato.
Confido in un impegno pastorale, serio, fondato sulla fede nella potenza dello Spirito e nella convinzione che "se il Signore non costruisce 1. casa, invano lavorano costruttori (Sal 127,1).
Con animo benedicente.
Cosenza, 19 marzo 2000
+ Giuseppe Agostino
Arcivescovo dl Cosenza – Bisignano

NORME PER LA CELEBRAZIONE DEL SACRAMENTO

Circa i canti
Se è permesso accompagnare la celebrazione con suono di melodie adatte, approvate dall'autorità ecclesiastica, si deve ritenere proibita l'esecuzione di canti non specificatamente liturgici.

Circa i fiori
Poiché non è permessa alcuna distinzione di persone e di condizioni sociali, nella celebrazione del Matrimonio non si ammettono eccessivi addobbi floreali o particolari apparati esteriori, ma si tengano presenti alcuni criteri che favoriscono un ornamento semplice e decoroso. E' indelicato, alla fine della celebrazione, togliere i fiori dall'altare.

Circa i fotografi e cine operatori
Si tenga presente la sacralità del luogo e dell'azione che si sta svolgendo per non disturbare i fedeli dal clima di raccoglimento e da una partecipazione attenta e consapevole. Pertanto le riprese e le foto devono essere contenute nei seguenti momenti:

  • all'ingresso degli sposi;
  • al momento dell'offerta dei doni;
  • allo scambio della pace;
  • alla comunione degli sposi;
  • prima e alla fine della celebrazione.

Da evitare assolutamente ogni movimento, uso di macchine fotografiche e riprese video:

  • durante la lettura della Parola di Dio;
  • durante l'omelia;
  • durante la preghiera Eucaristica.

N. B. Si invitano vivamente e con fermezza i parenti e gli amici a non scattare foto o effettuare riprese; sarà possibile solo all'inizio ed alla fine della celebrazione.