I FESTEGGIAMENTI DI S. FRANCESCO DI PAOLA
Esortazione Pastorale - di Mons. Giuseppe Agostino Arcivescovo di Cosenza-Bisignano

Cari fratelli e sorelle dell'amata Chiesa di Cosenza-Bisignano,
Senza dubbio possiamo affermare che San Francesco di Paola, figlio della Santa Chiesa Cosentina, è per noi un grandissimo dono dello Spirito di Dio; è, tra noi, con il timbro della sua "calabresità", la risposta più alta di santità della nostra terra, ed è, nella nostra itineranza di popolo credente, il riferimento più luminoso per le vie che dobbiamo perseguire1 anche nel nostro oggi, emergente nelle conquiste ma incerto negli orientamenti antropologici e vitali.
Francesco patrono della Archidiocesi
Mi preme che "San Francesco", patrono della nostra Archidiocesi, sia meglio conosciuto, più seguito e che assieme alla sua misteriosa taumaturgicità, sia colto, in profondità, soprattutto, nella sua profezia. Averlo patrono non significa solamente coglierlo come colui che ci protegge ma anche, come colui che ci mostra la via della vita, che ci svela i segreti della nostra risposta a Cristo ed in Lui, all'uomo ed alla storia. Francesco, nacque a Paola il 27 marzo 1416 e morì in un Venerdì Santo, coincidenza intensamente misteriosa legata alla morte in croce di Gesù, il 2 aprile 1507 durante il suo soggiorno in Francia, a Plessis-lez-Tours. Fu canonizzato il 1° maggio 1519, a soli dodici anni dalla morte.
Quali i tratti salienti della sua vita, del suo insegnamento?
La contemplazione
Fu uomo "contemplativo". Questo non significa che fu astratto, ma che fu orientato in continuo e radicale ascolto di Dio. Iniziò la sua esperienza di fede in una grotta, che fu per lui come un tabernacolo di silenzio. Anche Gesù fece precedere la sua missione da un tempo di vita nascosta e si ritirava, spesso, a pregare, specie di notte, in luoghi solitari (Cfr Mc 1,35).
Ancora adolescente, Francesco era letteralmente sparito dalla circolazione, aveva lasciato la confusione del mondo, l'agitazione degli affari terreni.
Trascorsero alcuni anni prima che un cacciatore, guidato da un capriolo, ne scoprisse il rifugio aspro, rude, che noi oggi possiamo ancora visitare.
Aveva avviato questa esperienza di solitudine al rientro da un pellegrinaggio per l'Italia.
Questo c'insegna che l'interiorità, la preghiera è la radice di ogni crescita spirituale.
La penitenza
Fu uomo della "penitenza". Nel periodo dell'Umanesimo, che proponeva un modello di vita orientata verso il godimento, il piacere, Francesco contrappone un'esperienza penitenziale come via di Cristo.
Ai suoi frati, che noi vediamo ancora in mezzo a noi, ai tre voti di obbedienza, povertà e castità, tipici di ogni consacrazione religiosa, Francesco ne unì un quarto, quello della "quaresima perpetua
Un segno per dirci che se vogliamo farci possedere dallo spirito della libertà, che viene dalla Verità di Cristo, non dobbiamo più farci imprigionare dalla menzogna della vita come successo, come possesso, come sensualità.
Gesù ci ha detto, solo chi perde se stesso, ritrova se stesso (Cfr Cv 12,25). Le dure penitenze alle quali Francesco assoggettò il suo corpo non ne indeboliscono la forte fibra, tanto che vive fino a 91 anni.
L’umiltà
Fu uomo e santo dell'umiltà. Volle che i suoi frati si chiamassero i Minimi. Andò oltre il nome che l'altro grande Francesco di Assisi, suo ispiratore, aveva dato alla sua famiglia, chiamandola dei "minori".
La grandezza dell'uomo non è montarsi, ma scendere nella umiltà, che è il volto vero della "creatura" di Dio rinnovata in Cristo che "umiliò se stesso" per affermare l'Assolutezza di Dio, crocifiggendo l'egoismo ed ogni vanità (Cfr Fil 2, 6ss).
La carità
Fu "uomo" della carità. È, se così posso dire, il suo emblema, come potete vederlo, porta sul petto. È la carità, come un sole, volto di Dio. "Chi ama veramente è nato da Dio, e conosce Dio" (Cfr i Cv. 4,7ss).
Visse la carità consumandosi per gli altri.
La sua dimensione taumaturgica bisogna coglierla come ansia di donare, di liberare gli altri; Iddio gli ha dato tale potere per essere un grande riconciliatore, un sublime amico dei poveri, dei sofferenti e per rivelare che l'Amore è più forte della morte, di ogni morte, di ciò che ci distrugge. Noi siamo nella prova come eredità del peccato e la salvezza che ci ricostruisce è la fede fatta amore. La sua "carità" non fu sentimento intimista ma penetrò tutte le sofferenze dell'uomo e si aprì a tutte le problematiche. Pose i poveri di fronte ai potenti.
La sua fama di vita costellata da miracoli aveva valicato le Alpi e lo stesso re di Francia, Luigi XI, lo volle accanto a sé, chiedendo al Papa che glielo inviasse perché fosse guarito dalla grave malattia che lo aveva colpito.
Il nostro umile Eremita, uomo del nascondimento, avvertito da un messo pontificio, obbedì, andando a Tours. Ma al sovrano non restituì, nella potenza di Dio, la salute del corpo, ma quella dell'anima, riconciliandolo interiormente e disponendolo ad accettare la Divina volontà. E questo un grande insegnamento anche per noi.
Dobbiamo cercare, per primo, il bene dell'anima, della salvezza eterna. Come ci ha insegnato Gesù: "Cercate, per primo, il regno di Dio e tutto il resto vi sarà donato in sovrappiù" (Cfr M 6,33).
La fede
Fu uomo di una fede sorprendente, essenziale e forte. Gesù ha detto "Se avrete fede quanto un granellino di senapa, trasporterete le montagne" (Cfr Mt 17,20). Cinque secoli fa, il nostro Francesco, povero, lacero e smagrito dai lunghi digiuni, proveniente da Paterno, giunse nei pressi di Reggio Calabria e lì, domandò ad un barcaiolo di traghettarlo, oltre lo Stretto per recarsi in Sicilia.
Al suo rifiuto stese il mantello sull'acqua, e su questa insolita imbarcazione veleggiò verso il porto di Messina.
La fede è la potenza di Dio nelle nostre impossibilità. A chi ha fede nulla è impossibile (Cfr. Lc 1,37).
La comunione feconda
Fu uomo "fecondo". Ogni santo, radicato in Dio, con la "solitudine" profonda che lo unisce a Lui, è generatore di comunione. Fondò così il suo Ordine dei Minimi. Continua a raccoglierci, ancora, e, per grazia di Dio, in modo crescente e sempre più vero.
L’intineranza nello Spirito
Fu un "itinerante" nello Spirito ecclesiale. Da giovane, con i suoi genitori, volle andare alle fonti della sua fede e della sua spiritualità. Intraprese il pellegrinaggio ad Assisi, toccando anche Montecassino, Loreto e Roma. Incontrò, nella Città Eterna, un lussuoso corteo cardinalizio e fece osservare che quello sfarzo era contrario allo spirito evangelico. Fu così uomo di chiarezza e, significativamente, vero riformatore nella Chiesa. Oggi la sua icona, in una statua molto bella, spicca nella Basilica di S. Pietro, in Vaticano.
Modello per i credenti
San Francesco sia per la nostra Chiesa locale, come lo è per quella Universale, un provocante modello di vita. Sia colui che ci addita la dolcezza della Croce, la pace della fede, la potenza dell'umiltà, la fecondità dell'amore. Chiedo che nella nostra Archidiocesi si faccia seria catechesi su questo "modello" straordinario che è anche nostro patrono.
La festa ed il Santuario
Ed infine, per dare senso ai suoi festeggiamenti che a Paola, dal 1904, si svolgono il 4 Maggio, chiedo che vengano sottolineati alcuni aspetti, espressi nel recente mio Decreto sulle feste religiose.
Per questo, tenendo conto dell'apertura del nuovo Santuario che può contenere cinquemila persone, considerato il senso del pellegrinaggio giubilare, conservando quanto vi è di sano nelle nostre tradizioni propongo che la festa suddetta sottolinei la Peregrinatio delle varie parrocchie di Paola e in una turnazione quinquennale, siano presenti le cinque zone pastorali dell'Arcidiocesi, incominciando quest'anno da quella di Cosenza.
Vi siano, come da tradizione, gli incontri con i luoghi della sofferenza, la Benedizione del mare, per ricordare che S. Francesco è anche il Patrono della Gente di Mare.
Dopo la fraterna riflessione con il Superiore Provinciale dei Minimi e dei parroci di Paola, viene qui proposto il programma dei festeggiamenti, da me approvato ed accompagnato con animo benedicente. Sono certo che celebreremo con fede, convinzione, spirito di penitenza e di carità, la festa del nostro Santo Patrono, ricordandoci sempre che "vi è la festa dove c'è l'Amore" (S. Giovani Crisostomo)
+ Giuseppe Agostino
Arcivescovo di Cosenza-Bisignano
Dato a Cosenza, 2 aprile dell'Anno Santo 2000
- IV Domenica di Quaresima e giorno memoriale di S. Francesco di Paola