FESTE RELIGIOSE
autorizzate nell’Arciciocesi di Cosensa-Bisignano

Decreto Generale
di elencazione e motivazioni teologico-pastorali
per la loro celebrazione

1) Nel volumetto "Unità nei comportamenti segno di unità nello Spirito" pubblicato, in data 19 marzo 1999, sono stati dati orientamenti e norme, anche relativamente alle "feste religiose" (cf. n. 17; pagg. 27-30). Dopo tale pubblicazione ho potuto rilevare che la comunità diocesana aspettava su di esse una particolare attenzione pastorale. Presentando, ora, con decreto generale, l'elenco, secondo precise qualificazioni, di tutte le feste religiose che sono autorizzate nella nostra Archidiocesi di Cosenza-Bisignano, intendo offrire un ulteriore approfondimento per andare alle motivazioni delle suddette norme e per aprire, alle soglie del terzo millennio, prospettive ad una "nuova" e "vera" festa nella gioia cristiana, onde il nostro culto "mosso dallo Spirito di Dio" (Fil. 3,3) non porti alla sfrenatezza, ma a "cantare ed inneggiare al Signore con tutto il cuore" (Ef. 5,19) nella libertà e nell'amore.
2) Quanto, ora, propongo come riflessione, ho avuto modo di esprimerlo, in modo più organico, durante il mio servizio episcopale a Crotone, a quella Chiesa, con la pubblicazione, nella Quaresima 1976, di una lettera pastorale dal titolo: "Le feste religiose nel Sud".
Essa, ovviamente, non ha valore giuridico per la Chiesa Cosentino-Bisignanese; ma la segnalo come sussidio illuminativo ed esplicativo su quanto, ora, con questo decreto stabilisco come normativa per la nostra Chiesa ed indico come "cammino" verso la "festa definitiva". Infatti, la festa cristiana è quella di una comunità pellegrinante.
Il cammino dall'Egitto alla Terra promessa passa attraverso il deserto. Se vogliamo essere festivi e portatori di vita, dobbiamo percorrere quella strada. In un suo celebre testo (cfr. Serm. - P.L. 38,11 93) 5. Agostino diceva: "Su questa terra il cantore deve morire, nel cielo vivrà sempre. Quaggiù è la speranza che lo fa cantare, lassù il godimento. Qui è l'alleluia del cammino, là quello della patria. Canta e cammina. Che vuol dire: cammina? Progredire, progredire nel bene; perché, come dice l'Apostolo, vi sono anche quelli che progrediscono nel male. Anche per te il camminare è un progresso, ma che esso sia nel bene. Canta senza sbagliare strada, senza tornare indietro, senza scalpitare sul posto. Canta e cammina".
3) Come premessa sottolineo che il nostro atteggiamento non è di smontaggio delle feste religiose. Sarebbe un errore. Offenderemmo la vocazione dell'uomo che deve "santificare la festa" e santificarsi in essa, inaridiremmo la nostra carismaticità meridionale, spegneremmo nobili tradizioni in un tempo di secolarismo, d'aridità di efficientismo e, per di più, di emergenti atteggiamenti imitativi sul piano degli spettacoli, dei vari festival concorsi giocolieri ecc. Nostro compito è orientare la 'festa qualificarla onde sia espressione di una ricerca di page e si esprima come un sorriso, riflesso della gioia di Dio, nel grigiore del mondo.
4) Prima della catalogazione e dell'indicazione degli orientamenti da seguire, offro una breve considerazione sulla natura della festa cristiana. E' una riflessione di fondo, con riferimenti biblici o teologici, per avere una chiara "progettualità" della festa. Invito ogni comunità a studiarne i contenuti, e dentro di essi, ad essere inventivi di un nuovo modello di festa, onde cresca lo "spirito" ed appassisca il "mondano".
Sono convinto che la "festa" nelle nostre zone si e, in parte o del tutto, deteriorata per mancanza di motivazioni di fondo.
Essa è salvata dalla fede dei semplici. Rivela un chiaro bisogno di Dio e di valori vitali. Ma come è diffusamente organizzata e gestita fa emergere anche estrinsecismi, enfasi di gratificazione di taglio sociologico, valenza disordinata del denaro e così via.
Ecco, quindi, alcuni spunti di riflessione fondativa ed orientativa.
5) Cosa è la "festa" per un credente?
Cito, introduttivamente, alcune espressioni dei Padri della Chiesa.
Clemente Alessandrino dice che tutta la vita, se è cristiana, è come un giorno di festa.
E San Giovanni Crisostomo dice: "Ubi charitas gaudet, ibi est festivitas", cioè dove il gaudio è frutto dell'amore, ivi è la festa.
La festa è un segno di quello che siamo come grado di fede, come tono delle nostre comunità, come libertà dal "carnale". "La festa - scrivevo nella citata lettera alla chiesa di Crotone-S.Severina - è come un occhio spirituale che, attraverso gli elementi concreti e limitati di una celebrazione, ci riporta alla nostra situazione umano-religiosa, e, più radicalmente, allo stesso senso che diamo all'essere. E' misura rigorosa del grado della nostra fede in Dio "festa dell'uomo" (Lc.5,7).
Con uno slogan provocatorio, ma di chiaro taglio biblico, affermo che Dio è la festa dell'uomo e l'uomo è la festa dì Dio.
6) Dio è la festa dell'uomo.. La festa biblica, nella dimensione sabatica, è accoglienza dei doni di Dio e contemplazione della "positività" continuamente "creativa,' del suo Amore.
La festa "Biblica" si oppone a quella materialistica (Is. 22,13) o a quella orgiastica dei popoli vicini. Dice, infatti, Osea (9,1): "Non darti alla gioia, Israele, non far festa con gli altri popoli, abbandonando il tuo Dio". Israele sa che fuori di Dio non può celebrare la gioia. Annota il salmo: "come cantare i canti del Signore in terra straniera?" (Salmo 137,3-4). I salmi sono come una sinfonia della vera gioia e della vera festa. Il credente ha un'esperienza di gioia per la compagnia dell'amore di Dio, "ritorna anima mia alla tua pace, perché il Signore ti ha beneficato, egli mi ha sottratto alla morte, ha liberato i miei occhi dalle lacrime, ha preservato i miei piedi dalla caduta. Camminerò alla presenza del Signore sulla terra dei viventi" (Salmo 116,7-9).
Ed ancora: Dio e riparo dell’uomo (Salmo 62,1), "sua forza e suo canto" (Esodo 15,2) "sua rupe di difesa, baluardo inaccessibile, suo rifugio e fortezza" (Salmo71,3).
L'uomo è infine la festa di Dio quando ritorna a lui e si compie n'el suo' amore di Padre (Lc. 15).
7) Il compimento della gioia (Gv.15,11;17,13)è nella Pasqua di Gesù. Con essa entriamo nella festa definitiva.
La Pasqua vittoria sulla morte e su ogni morte, in Cristo, il Signore' è la festa per eccellenza. Inaugura ed anticipa la "festa' eterna". Le nostre celebrazioni non possono essere quindi "estroversioni di uno sfogo", ma estatica pregustazione della festa eterna che Dio prepara per noi. "La comunità cristiana, quale sposa promessa a Cristo (2 Cor il 2) attende con desiderio (Ap. 22,17) la venuta dello sposo (Mt. 25,1), quando "il Signore asciugherà ogni lacrima e non ci sarà più morte, ne lamento né dolore poiché quanto c'era prima è ormai scomparso". (Ap. 21, 4).
8) E' molto importante per autenticare e qualificare le nostre feste, catalogarle specificandone la distinzione. Le feste religiose in diocesi vengo no indicate, secondo lo schema seguente, e segnate dalle lettere A, B, C, D. e così ugualmente saranno segnate nell'elenco ufficiale in appendice.
9)

Distinzione delle feste

Chi può celebrare

Cosa comporta la celebrazione

A

Festa solenne Patronale

Riferita al Patrono principale.

Può essere celebrata solamente dalla parrocchia

- Preparazione novenaria o per lo meno una settimana con predicazione e celebrazioni (vedi n. 11);, con attenzione particolare al sacramento della riconciliazione
- Processione
- Festeggiamenti esterni.

B

Festa solenne non Patronale

1) Le parrocchie, in eventuale aggiunta a quella patronale, mai più di una, a salvaguardia di antica tradizione
2) Le ex parrocchie soppresse nell'ultimo decreto del '86.
3) I Santuari o chiese tenute dai religiosi ove vi è una tradizione comprovata.
4) Le Congreghe (cf. n. 10)

 

Come sopra alla lettera A

C

Feste liturgiche con processione

1) Secondo richiesta e concessione elencate nell'attuale decreto.
2) Si tenda acchè le feste delle ex parrocchie o quelle aggiunte ed autorizzate alla patronale delle parrocchie (lettera B) siano portate a questo schema C o anche a quello D senza processione.

- Preparazione per lo meno di un triduo di predicazione.
- Possibilità di confessioni,
- Celebrazione Eucaristica
- Processione.
- Nessun festeggiamento esterno
Quando tale festa si celebra nelle frazioni importanti, popolose, distanti dal centro parrocchia si può organizzare un momento ricreativo, aggregante e gratuito con i giovani del luogo, meglio se dei gruppi ecclesiali. Ciò serve, tra l’altro ad espressività inventive per uscire dal "fruitivo".

D)
Feste liturgiche senza processione

Si possono celebrare senza autorizzazione, nelle comunità parrocchiali, nei santuari, nelle congreghe. Conta, per un ordine globale, presentare l’elenco in Curia.

Come sopra alla lettera C esclusa la processione ed ogni festeggiamento esterno (n. n. 5-6)

10)
A) Relativamente alle feste delle congreghe si stabilisce quanto segue:
- Ove da antica tradizione, una congrega ha finora celebrato festa solenne (schema B) essa è consentita a queste condizioni:
- Se le congreghe in un paese sono più di una celebrino i momenti liturgici, anche la processione, come da tradizione. I festeggiamenti esterni, invece, si svolgano ad anni alterni;
- Se è celebrata la festa solenne dalla congrega, la parrocchia non può celebrarne altra, oltre quella patronale;
- La festa solenne della congrega deve essere organizzata da un comitato presieduto dal parroco con l'apporto, se vi è, del cappellano della congrega, e composto da tre membri del Consiglio pastorale parrocchiale e tre membri del Consiglio d'Amministrazione della congrega;
- Eventuali residui di offerte sono gestiti dal Consigli d'Amministrazione della congrega per i fini tipici di essa: la manutenzione del tempio e la carità;
- Anche le congreghe sono tenute a contribuire alla vita della diocesi, della parrocchia e del seminario
- Fuori dalle suddette tradizioni, d'ora innanzi, non si celebrino feste solenni da parte delle congreghe, con festeggiamenti esterni, ma secondo lo schema D (festa liturgica senza processione).
B) Non sono più ammesse feste organizzate da famiglie private, o in oratori privati, nonostante qualsiasi tradizione al contrario.
11) Ogni festa deve essere ben preparata. Una preparazione seria sia impostata con una predicazione a sfondo catechistico, su temi della fede, sulle virtù teologali, su aspetti morali della vita cristiana, ecc.
Tale predicazione è una via di catechesi per gli adulti.
Presento, a modo di esempio, una proposta, su uno schema settimanale riferito ad un criterio liturgico, nella riscoperta, nelle varie giornate, dei contenuti dei singoli Sacramenti:
- Battesimo: nostra incorporazione a Cristo;
- Cresima: nostro impegno nel mondo.
- Eucarestia: richiamo alla comunione fraterna.
- Giornata della carità.
- Penitenza: riconciliazione con Dio, con gli altri, con la vita, con il mondo.
- Unzione degli infermi: valore della sofferenza.
- Ordine Sacro giornata di approfondimento vocazione, di tutte le vocazioni, con particolare attenzione a quelli di speciale consacrazione.
- Matrimonio: la famiglia.
Durante questi sette giorni, oltreché catechizzati, alcuni di questi sacramenti possono essere amministrati. Si arrivi, con buona preparazione, all’amministrazione della penitenza e del sacramento infermi. Siano ammessi, per questo ultimo sacramento, senza generalizzazione, soggetti gravemente ammalati o molto avanti negli anni.
La comunità sia educata, ad accompagnare, a sostegno delle famiglie degli ammalati e degli anziani, questi fratelli e sorelle provati e, poi, seguirli, con visite, che sono opera meritoria di misericordia.
Per la giornata delle vocazioni si può invitare il centro diocesano vocazioni, il seminario o religiosi/religiose, e per quella del matrimonio si possono celebrare i venticinquesimi o cinquantesimi di nozze, comunitariamente, come ringraziamento a Dio e testimonianza di fedeltà. Si possono radunare, inoltre, i fidanzati. Conta, comunque, saper essere pastoralmente creativi.
12) Per fare veramente festa c'è bisogno d'interiorità, di liturgicità, altrimenti restiamo in dimensione sociologica e forse "nominiamo invano il nome di Dio". Non celebriamo, quindi, feste senza la loro "verità" cristiana. Profaneremmo la santità riducendola alle nostre emozioni, alle nostre enfasi. C'è bisogno di un colpo d'ala per non fare abbassare il positivo che pure è tanto presente, specie nella fede dei semplici, nella meravigliosa gestualità del nostro popolo. La conduzione pastorale non può abdicare all'essenziale in nome del periferico, non può, in nome dei tradizionalismi, rinunziare a condurre il santo popolo di Dio alle sorgenti di acqua pura. Ci vuole lo Spirito dell'energia profetica per condurre e non farsi condurre.
13) Il primo rilievo della liturgicità della festa che, come dicevo, ha il suo senso nella Pasqua è che la memoria di essa è ogni settimana. Il messale Romano (XLIV; 4-1) dice che la Chiesa, con sacro ricordo, ogni settimana in un giorno a cui ha dato il nome di Domenica, fa memoria della resurrezione del Signore. A questo punto dobbiamo domandarci: hanno senso le nostre feste religiose se non è ben colta la Domenica, se è disertata, se non è vissuta come resurrezione del cuore, come scoperta della comunità, come anticipo della gioia eterna? Ed ancora: hanno senso le nostre feste se la nostra fede non è pasquale; se, siamo fermi, al Venerdì Santo, se deviamo in rifugi magici o ci blocchiamo in demonizzazioni esasperanti? Per affermare la centralità della Pasqua bisogna che, d'ora innanzi, non si organizzino feste nell'ottava di Pasqua. Dove ci sono tradizioni antichissime, se non è possibile, spostare la celebrazione, essa sia riferita, inquadrata e illuminata dalla luce della Pasqua. Infatti l'ottava di Pasqua ha un valore misterico. La Liturgia chiama l'Ottava di Pasqua "questo giorno" perché la Pasqua ha redento il tempo, pur se ritmato dai sette giorni, e per la vittoria di Gesù sulla morte, e quindi, su ogni precarietà, celebra il definitivo, "il giorno che ha fatto il Signore", "il giorno primo ed ultimo":
Ogni altra festa, quindi, che non sia in sintonia con la Pasqua è distonica. Questo è un esempio che rivela come solamente un'autentica teologia e liturgia fondano una festa genuina. E sul piano pratico, una festa nell'ottava di Pasqua quando viene preparata? Ed ancora: ha senso che il giorno di Pentecoste, della SS. Trinità si faccia la festa di un Santo? Mi sono turbato quando il Venerdì' Santo ho ricevuto domanda da una fedele su come poteva risolvere la sua devozione del "venerdì di San Francesco". Bisogna educare il santo popolo di Dio alla centralità della liturgia e del mistero pasquale. Per quanto possibile, considerando la climaticità del luogo, il rientro degli emigrati e la tradizione, i festeggiamenti si riportino alla data liturgica. Durante la celebrazione eucaristica non sia consentito che si acceda all'icona della Vergine o del Santo ad esprimere la propria devozione privata o a fare la propria offerta. Questo si ottenga, anche, con una vigilanza d'ordine attorno all'immagine sacra.
14) Altro aspetto fondante una "festa" cristiana è che essa sia espressione di una "comunità credente".
Non è concepibile, quindi, che la "festa" divida, che sia gestita da un gruppo, che sia pensata da un "comitato" che abbia una sua organizzazione quasi autonoma, o, addirittura, come avviene in qualche paese, una sua sede. La festa nasce, invece, dalla parrocchia-comunità ed è pensata, rinnovata come contenuto e linguaggio dall'organismo di comunione che è il Consiglio pastorale. Per questo, con il presente decreto, vengono sciolti tutti i cosiddetti "comitati-festa". E' il consiglio pastorale, unitamente a quello degli affari economici, a pensare ed organizzare la festa. Nella parrocchia ove, ancora, non esistono i due suddetti organismi non è autorizzata alcuna festa. Presidente della festa è sempre il parroco.
I consigli suddetti possono, se è necessario, avvalersi della competenza di persone esterne ad essi e cercare collaborazione tecnica per le celebrazioni. Questo incarico decade con la chiusura dei festeggiamenti.
15) Sul piano amministrativo non esiste "un fondo-festa" ma un'amministrazione parrocchiale. Eventuali residui vengono amministrati dal consiglio per gli affari economici, per la vita della parrocchia, per la pastorale, per il culto, la struttura della chiesa, per la carità. E' segno di autentica festa cristiana ricordarsi dei poveri. E', quindi, apprezzabile compiere qualche gesto significativo di valenza umano-sociale. E' anche segno di vera comunione ricordarsi del Seminario, delle esigenze caritative e pastorali della Chiesa diocesana che è preposta al servizio della carità e della vita di tutte le altre comunità.
16) Nella impostazione dei festeggiamenti sterni si eviti ogni spreco, e si superi ogni tentazione di grandezza. Sarebbe un'offesa allo Spirito ed alla sofferenza dei poveri. Un valore da perseguire nella festa è, ancora, la creatività. Le nostre feste sono molto ripetitive. Si riducono a spari, fuochi, luminarie ed al "cantante", A pensarci bene è una impostazione "fruitiva", è spendere per lo "spettacolo". Una festa del domani deve trovarci non tanto "consumatori" ma creativi, inventivi. Bisogna godere condividendo e creando, sviluppando le nostre energie, specie dei giovani. Nella mia citata lettera pastorale per la Chiesa crotonese scrivevo: "Noi consumiamo prodotti ed in questo non siamo liberi. Non creiamo iniziative. Senza fantasia, la festa perde un tratto essenziale della sua singolarità. Bisogna perciò interessare tutti con forme nuove, coinvolgendo l'intera comunità in un impegno effettivo e costantemente rapportato alle reali situazioni ambientali, sociali, culturali.
Facciamo esercitare i giovani in concorsi, mostre di poesia, di pittura su temi vivi, attuali, di grande ampiezza e di vasto interesse. Esprimiamoci in novità:
gruppi teatrali locali, gruppi folidoristici, carri allegorici significativi. Si faccia notare al popolo che l'espressività artistica non è solo nella musica leggera che, tra l'altro, è produzione di un mastodontico gioco economico. E' più valido ed elevante invitare un coro polifonico, un'orchestra sinfonica, ecc".
Non consumiamo, quindi, prodotti ricorrenti.
Lewis (La cultura della povertà in "Centro sociale romano" 14, nn. 74/75, 1967 n. 2) afferma che la "cultura della miseria" ha alcune direttrici fondamentali quali, tra l'altro, l'impossibilità di scelta e la diversità nella fruizione dei beni culturali". La vera festa dovrebbe avere una componente di "libertà" cristiana, libertà cioè dai condizionamenti che, talora, falsificano la nostra autenticità.
Dobbiamo avere il coraggio di essere misurati e non volere apparire forti, ricchi, e saperci esprimere in segni semplici, autentici, frutto della nostra creatività.
Evitiamo la tentazione di autocelebrarci in occasione della festa religiosa. Invito, infine, a considerare che i grossi sprechi sono "peccati sociali".
17) Molta attenzione deve essere prestata alla processione. Essa sia ordinata, orante, contenuta nei tempo secondo le norme emanate, cioè non oltre l'ora E mezza. La sacra icona sia, di preferenza, portata a spalla, in segno di fede e di sacrificio. Qualora per ragioni oggettive, è bene che sia portata su un mezzo di locazione, questo sia decorosamente addobbato. Indico le motivazioni del divieto di raccolta di offerte durante il suo svolgimento. E' molto atteso uno stile di preghiera che non sia distratto, o peggio, come avveniva, riferito alla raccolta di denaro. Bisogna, finalmente, saper educare ad altri modi di collaborazione, anche economica, alla vita della Chiesa. Si ricorda che le raccolte per le feste devono essere fatte nel territorio della parrocchia.
A riguardo abbiamo, come Chiesa, un dovere di purificazione, di riparazione. Tutti ricordiamo i tempi nei quali le sacre immagini, in modo più che disdicevole, venivano coperte dal denaro: ricordiamo, pure, quando la processione si allungava e toccava vie impervie per raccogliere denaro e molto più diffusamente la processione era vista come il momento buono per uscire con le spese.
Più volte, nella mia vita presbiterale, ho visto persone accedere alla sacra icone con il denaro, mostrato con chiara ostentazione, facendo, per questo, fermare la processione. Mi domando se è, ancora, possibile che il denaro guidi anche la preghiera.
Qualcuno dice: raccogliamo le offerte, avanti o dietro la processione. Questo potrebbe, forse, donare ordine, ma non certamente testimonianza. E' giunto il tempo nel quale la Chiesa deve mostrare meno vassoi e più mani aperte per donare ed è giunto il tempo nel quale la preghiera non deve essere affollata da altre preoccupazioni.
Solo così la processione può essere dignitosa, volto di una Chiesa orante, itinerante e segno testimoniante per i lontani, per i distratti nella fede.
Bisogna mostrarsi convinti, composti e, consentitemi, soprattutto uniti. Nessuno deve sfuggire tale disciplina. Sarebbe, oltreché presuntuoso, di antitestimonianza per il popolo di Dio.
Relativamente allo svolgimento della processione richiamo alcuni comportamenti:
- si evitino le vie dove non è possibile che sia spostato il traffico, scegliendo, in tal caso, zone di raccoglimento;
- le preghiere non siano lasciate a spontaneismo o a devozionalismi superati come linguaggio. La preghiera non sia improvvisata, ma preparata con testi tratti della Bibbia, dai Padri della Chiesa, dal Magistero, e sia condotta da persone mature, capaci, dalla voc~ chiara e ben scandita, con impianti mobili di amplificazione.
- Quando nella processione c'è la banda musicale bisogna intendersi per alternare l'esecuzione dei brani con il momento orante della comunità.
- Se alla processione partecipano autorità istituzionali, prendano posto dietro la sacra immagine.
- Durante la processione, o alla fine, nessuno può prendere la parola per motivi che non siano di commento liturgico o di esortazione spirituale. Si potrebbe correre il rischio, talvolta di politicizzare gli interventi. Ove vi fossero, a riguardo, delle tradizioni si vigili, orientando i comportamenti.
Attesa la mentalità moderna ed il doveroso superamento dell'accentuazione economica della festa non sono più permesse le forme cosiddette "dell'incanto", per superare gli altri in alcune gestualità della festa, a secondo dell'offerta. Questo gesto è disdicevole ed è poco rispettoso dei poveri.
La processione può fare qualche sosta per motivi di preghiera, in posti significativi di valenza comunitaria. Tale scelta è affidata alla sensibilità del parroco che la prepara pastoralmente. Non ci si deve fermare, però, su richiesta, come si faceva, per avere preghiere privilegiate, oltre quelle comunitarie e precisamente i cosiddetti "responsori" rafforzati dall'offerta, che tra l'altro, ora, secondo le nuove norme, non è più accettabile. Si tenda, anche, ad evitare le lotterie, e, se sono fatte, si rispettino le norme a riguardo.
18) Si chiarifica che non sono permesse altre processioni, fuori del contesto delle feste religiose, specie se legate a devozioni private odi un gruppo. Ogni altra processione, o come si dice, oggi, anche una marcia, ecc. deve essere autorizzata. In alcuni paesi, per una motivazione intenzionalmente positiva, ma non ben centrata, c'è l'uso che, qualche giorno prima della processione della sacra icone, nella festa locale, proceda una processione del SS. Sacramento. Ciò sia evitato, sostituendo la processione con una Adorazione Eucaristica o con una Veglia di preghiera. A riguardo, esorto a riscoprire la "Veglia" come espressione di attesa, nel segno della speranza e dell'anelito verso l'oltre e la luce di Dio. Bisogna ripensare la Veglia di Natale e, particolarmente, quella Pasquale, Madre di tutte le Veglie, ed avviare quella di Pentecoste. In altre circostanze significanti nell'anno liturgico, celebrare la Veglia è momento di grande interiorità e ricarica. Esorto, invece, ad esprimere con dignità e molta preparazione la Via Crucis nella Settimana Santa e parimenti, ove c'è l'uso, la processione dei quadri della Passione. Tali riti popolari della settimana Santa, molto apprezzabili, s'inquadrino in modo tale che non soppiantino i momenti liturgici del Triduo maggiore. A ciò si presti attenzione come modalità ed orario.
Una particolare attenzione si presti alla processione del Corpus Domini da solennizzare come la processione "principale" dell'anno liturgico. Si potrebbe dire, e sono certo che mi comprenderete, che il tono di una parrocchia si può notare dal confronto tra l'attenzione e la solennità della processione del Corpus Domini, sacramento della presenza reale del Signore, con quella del Santo Patrono. Nei paesi con più parrocchie la processione del Corpus Domini sia unica, alternando in una di esse la partenza ed il rientro, e dove è giudicato opportuno e possibile, si faccia lo stesso con le parrocchie soppresse.
19) Dare un volto alla festa, oltreché dalla preparazione e dalla celebrazione dipende anche dalla sua presentazione.
Per questo bisogna ben curare i manifesti che l'annunziano, nei quali deve apparire, anche graficamente, il senso religioso di essa e non deve emergere ciò che e accessorio, ad esempio, il nome del cantante, gli sponsor, ecc. Consiglio di preparare anche la velina per i giornali, onde donare risalto all'evento religioso, accennando alla vita e alla testimonianza del Santo, alla tradizione di fede della parrocchia, ed alla valenza della celebrazione, che si va svolgendo. Le celebrazioni esterne siano indicate con opportuna misura. Tutte le feste siano svolte secondo le vigenti norme dileggi canoniche e civili.
20) Per significare la "comunione" della Chiesa diocesana dispongo quanto segue per la festa della Madonna del Pilerio, patrona della diocesi:
- Nella settimana dopo l'otto settembre, si svolgerà ogni anno il Convegno Pastorale ed il Giovedì della stessa settimana, alle ore 18, vi sarà, in Cattedrale, una solenne concelebrazione presieduta dall'Arcivescovo, con tutti i presbiteri del clero diocesano e religioso, i diaconi, le suore, le associazioni di laici, i gruppi e movimenti ecclesiali, per l'avvio liturgico dell'anno pastorale. L'Arcivescovo presentando o verificando il cammino pastorale della Chiesa Cosentino-Bisignanese, lo confronterà con Maria che si "mise in cammino" per portare la gioia del Signore e che è lo "specchio di ogni giustizia".
- Per la festa di febbraio, invece, saranno presenti alla processione ed alla conclusiva liturgia eucaristica, il capitolo ed il clero della zona urbana.
21) Il Signore vuole, cari fratelli e sorelle, che sappiamo "camminare" nella grande "processione" della vita, purificando i nostri comportamenti da ciò che insignificante, inutile e, talvolta, dannoso, procedendo nella via della concordia, della verità e della giustizia.
Si! La festa è per il cammino. Non può celebrare le nostre stasi, le nostre monotonie e, qualche volta, le nostre enfasi.
Intoni sempre il "canto nuovo" ed annunzi nell'o scura notte del male e nella sofferenza della storia l'ora escatologica.
Sia anticipo della pienezza eterna. Per questo si celebrata nella gioia che è sempre in gestazione perché sulla terra non c'è la festa definitiva.
Ogni nostra festa sia un richiamo all'oltre, uri invito all'impegno, sia anticipo e segno della liberazione definitiva, del compimento cui l'uomo anela: "i cieli nuovi e la terra nuova" (Ap. 21,1).

Solennità di tutti i Santi
Cosenza, 1 novembre 1999.
+ Giuseppe Agostino
Arcivescovo di Coenza~Bisignano

PS.: Nella riflessione con i parroci delle varie zone, sono emerse alcune indicazioni serie che sento di proporre a tutte le comunità. Ne indico, tra tante, due:
1) E stato chiesto che per l'anno giubilare non ci sia la spesa del cantante e di destinare la somma per un'opera di carità con valenza sociale, quale ad esempio il contributo per il debito pubblico dei paesi poveri, (intenzione del Santo Padre) o per la fondazione antiusura (intenzione del Vescovo), o per altri motivi. Tale forma può aprire, con intelligente intuizione, ad espressioni aggreganti di gruppi locali, specie giovanili.
2) In alcune zone della diocesi, con molte frazioni, è stato proposto che, invece di fare tante piccole festicciole, tra l'altro, portatrici di frammentazione, si scelga un periodo di una o due settimane durante le quali, si svolga come una 'peregrinatio' nelle varie frazioni. In ognuna di esse si tenga la sacra icone per uno o due giorni, preceduta da un triduo si amministri il Sacramento della Riconciliazione e si' celebri una Messa Solenne. Conclusivamente ci si incontri come momento finale, sia liturgico che di festeggiamento esterno al centro parrocchia. Così si svilupperà meglio l'unione parrocchiale. Tale iniziativa è da me incoraggiata.


Feste  =  Altilia - Maione =

Altilia

 

 

 

Maione

15 Agosto Madonna Assunta

domenica dopo il 20 luglio S. Sebastiano
1° domenica dopo il tredici giugno
S. Antonio

1° domenica agosto
S. Francesca Cabrini

24 Giugno S. Giovanni B.

A   con schema D

B

C

D

 

B