Esortazione pastorale
DEL PADRE ARCIVESCOVO
MONSIGNOR GIUSEPPE AGOSTINO

"Non c 'è amore più grande di questo, dare la vita per i propri amici" (Gv 15,13)

La donazione dei propri organi a scopo di trapianto:
una scelta consapevole.

Ai presbiteri, ai parroci, alle comunità religiose, 
agli insegnanti di religione,
e ai fedeli laici dell'Arcidiocesi di Cosenza-Bisignano

Carissimi,
    in occasione della distribuzione delle schede elettorali per i referendum, in allegato, ci è stata pare consegnata una tessera da compilare e portare sempre con noi.
    Si tratta di una dichiarazione personale, attraverso un "si" o un "no", che si può cambiare in qualsiasi momento, nella quale si esprime la propria disponibilità a donare i gli organi e i tessuti dopo la morte, a scopo di trapianto.
  
Perché vi scrivo?
  
Sono certo che voi comprendete l'alto valore morale di tale proposta.
    E' un segno di vera cultura, non solo sanitaria, ma di autentica solidarietà che il nostro Paese, in sintonia con tante altre nazioni del mondo, ha espresso.
  
Intervengo, come vostro Pastore e guida nella fede, per esortarvi a valutare, nella luce del Vangelo, la vostra risposta.
  
Ai di là di ogni aspetto medico che può influenzare la scelta di ognuno, sempre da rispettare, vorrei offrirvi una lettura etica, spirituale della suddetta richiesta.
  
"Donare" è l'atteggiamento più espressivo di una coscienza cristiana.
  
Gesù, il Signore, per noi è stato il dono del Padre che "ha tanto amato il mondo da donare a noi il suo Figlio" (Gv 16,3).
  
Gesù, nella sua vita, è stato tutto dono.
  
Ha dato pace agli afflitti, conforto agli incerti, salute agli infermi, perdono ai peccatori.
  
Soprattutto come vertice ablativo ha dato la sua vita sulla croce.
  
Alla sua sequela dobbiamo dare un orientamento alla nostra esistenza.
  
E' veramente positivo, e fondamentalmente gioioso, esperimentare quanto sia bello "donare".
  
Si dice, ed è vero, che noi abbiamo quanto avremo donato.
  
Il dono ultimo e pieno che Dio ci farà, quando l'incontreremo dopo la nostra morte terrena, come lui ci ha insegnato, è commisurato al dono, spezzettato nei tanti doni, che noi avremo fatto al nostro prossimo.
    Donando qualcosa di noi, imitando Cristo, daremo vita, faremo come risorgere un fratello o una sorella provati da un bisogno fisico serio.
    In un certo senso, si può dire, noi continueremo a vivere, o comunque faremo vivere; daremo vita agli altri.
  
Per cogliere questo gesto così alto, bisogna capirne il senso. E' necessario essere, per questo, illuminati ed incoraggiati.
  
Esorto, i parroci, i catechisti, gli insegnanti di religione e le religiose, nelle loro visite domiciliari ad annunziare la forza cristiana di tale gesto.
  
Bisogna, particolarmente insistere, per superare alcuni pregiudizi che, nella nostra Calabria, purtroppo, ancora esistono.

- C'è la paura dell'effettiva avvenuta morte. Su questo punto, credo, dobbiamo fidarci della scienza e della serietà dei medici.
- C'è il pregiudizio religioso, e cioè che noi non possiamo disporre di noi. Questo è vero per quanto riguarda una mutilazione, un arbitrio morale, ma non per una donazione postmortem. Anzi, questo, è nella linea della misteriosa verità della "risurrezione della carne" frutto dell'amore.

    Tanti altri pregiudizi scaturiscono dall'ignoranza, e sono nutriti dalla paura che è, poi, l'istinto conservativo dell'uomo
    Dobbiamo, invece, ben meditare che mai ci "possediamo" tanto, come quando ci "doniamo".
  
Dice il Vangelo; "Solo chi perde se stesso ritroverà se stesso" (Cfr Lc 9,24).
  
Carissimi, in un tempo di grande incomunicabilità, di solitudini esasperate, di egoismi che generano meccanismi di difesa ed atteggiamenti di accusa reciproca è molto significativo contrapporre una cultura del dono, dell'attenzione all'altro.
  
Lo Spirito del Signore c'ispiri ogni buon sentimento.
  
Nelle grandi scelte della vita dobbiamo prirnariamente pregare per avere la Sua luce e soprattutto perché sia Lui a toccare i nostri cuori, rompendo le eventuali resistenze per aprire in noi nuovi varchi di speranza.
  
Quando s'avvia la cultura del dono, si riaccende la Pasqua e si apre un futuro migliore.

    Cosenza, 20 maggio 2000 Memoria di san Bernardino da Siena
  
                                                                     + Giuseppe Agostino