Quindicinale Reg. Trib. Cosenza Reg. 581 del 04-0596 - Dir. Rer.. Sac Vercillo
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  ANNO  N. 23 dal  1 - 15 Dicembre 2001 

Fratelli

Dicembre si presenta ancor più come uno scrigno pieno di pietre preziose: è il mese in cui si celebra il Natale ed è anche il mese dell’Immacolata.
Dobbiamo porci davanti al Signore per interrogarci sulle responsabilità che abbiamo nei confronti dei mali del nostro tempo.
Ci guidi in questo cammino di pentimento la Madre di Gesù, l’Immacolata Concezione, perché fu preservata da ogni macchia di peccato originale.
Volgiamo il nostro sguardo su Maria con il cuore disposto all’ascolto e all’imitazione. Noi, infatti, siamo sempre pellegrini sulla strada di Dio.
Il cammino di ogni giorno inciampa negli innumerevoli ostacoli della nostra passionalità e del vivere quotidiano che si espira. Siamo quindi nel bisogno continuo di "convertirci" e di credere nell’amore di Dio.
La "scelta" di Maria, per essere la Madre del Redentore, ce lo garantisce. Maria, rispondendo "si" permette a Dio di immetterla nella sua benevolenza.
E Dio la innalza a "segno" di tutti coloro che hanno fiducia in Dio e nella sua bontà.
Accostiamoci dunque a questa Madre buona e diciamole con umiltà e insistenza che, tra gli uomini da salvare, ci siamo anche noi.
"O Signore misericordioso, accordaci lo spirito di penitenza, di conversione e di riconciliazione che ti domandiamo affinché sostenuti dalla preghiera di Maria, Vergine Immacolata e nostra Madre, possiamo avere la felicità di giungere fino a te".
D. Franco


MARIA DONNA DEL SI E DELL’ASCOLTO
Maria, donna dell’ascolto, insegnaci ad aprire il cuore alla Parola di Dio, insegnaci ad accogliere con generosità ed entusiasmo il suo Progetto di salvezza per tutti gli uomini.
Liberaci dall’egoismo, domaci di rischiare la nostra vita per Lui, che ci sorprende ogni giorno con il suo amore.
Noi ci rivolgiamo a te, Maria, vergine immacolata, preservata da ogni più piccola connivenza col male. Noi ti supplichiamo,
Maria, vergine pura, creatura meravigliosa in cui non c’è mai stata ombra di peccato.
Noi ti invochiamo, Maria, nuova Eva, forte e sicura di fronte alle tentazioni e alle seduzioni del Malvagio.
Donaci di accogliere Dio nella nostra vita con la tua disponibilità e con la tua gioia. Dio aveva pensato a te, Maria, giovane donna di Nazaret. Dio ti aveva preparata per diventare la madre del suo Figlio. Dio ti aveva scelta per un ruolo difficile ed importante.
Ma non poteva fare nulla senza il tuo si. E tu gli hai offerto tutta te stessa, il tuo corpo e la tua anima, per il suo progetto di amor


La Vergine nostra soccorritrice

Con la sua premura di Madre, la Vergine Maria è sempre attenta ai nostri problemi e ci avverte dei pericoli che corriamo rimanendo nel peccato, lontani da Dio. Conosciamo il suo dolore di Madre: da tempo, ormai, piange non solo lacrime. ma anche sangue, per noi. Sapendoci in gravissima difficoltà, ci manifesta il suo accoramento, la sua angustia. Ci ama e ci vuoi salvare. E noi, indifferenti a tanto dolore, continuiamo ad onorarla. Un figlio - e tutti noi siamo suoi figli - può mai permettere che sua madre soffra? Per amor suo non cercherà, forse, di alleviare almeno la sua pena, le sue angosce? E noi perché restiamo così insensibili al dolore della Madre di Dio e Madre nostra? La risposta è semplice e scontata: perché non c'è amore! Non c'è amore, innanzitutto verso Dio e verso gli uomini; non c'è amore in questo mondo caratterizzato da una fede vacillante, se non addirittura assente del tutto, e dove, purtroppo, anche il cristiano si è adagiato nel conformismo, restando a guardare freddamente gli sconvolgimenti sociali: materialismo, egoismo, soprusi dei e fra i popoli, guerre disastrose, terribili e inutili. cinici massacri che prendono il sopravvento sulla legge dell'amore. Ed ecco Maria Santissima che ci soccorre ancora una volta, indicandoci il modo come vincere il male, invitandoci alla preghiera. alla penitenza, alla conversione, a vivere i Sacramenti.
I popoli, oggi, vivono nell'odio e nella disperazione, preda facile del demonio. E la Madonna, che da sempre lo combatte, ci chiama a collaborare per sconfiggerlo. diventando "missionari" e vivificando i suoi continui messaggi, facendoci portatori di pace, di luce e d'amore su questa terra. Se vivremo la verità della fede, diventeremo noi stessi luce: se condurremo una vita retta, diventeremo noi stessi pace; se recheremo pace dove c'è odio e luce dove c'è tenebra, diventeremo noi stessi amore. Indossiamo quindi l'abito del coraggio per intraprendere e proseguire fiduciosi il cammino verso Dio, sicuri di raggiungere la vetta dell'amore. sotto il manto protettivo della nostra Madre celeste, Maria. Tutti i devoti della Madonna sanno a memoria e recitano la Salve Regina e l'Angelus Domini. Ma ci sono altre preghiere mariane molto più antiche e belle, ma da pochi conosciute. Mi riferisco in particolare alle antifone "Regina Coeli", "Sub Tuum praesidium', "Alma Redemporis Mater", "Tota Puchra es Maria". E' bene recitarle in questo mese di Maggio dedicato da oltre un millennio alla venerazione della Beata Vergine Maria. La parola antifona, dal greco, significa ritornello. Infatti venivano cantate dal popolo, a cori alternati, nell'antica musica gregoriana. La più antica è senza dubbio: "Sub Tuum praesidium". Preghiera molto breve. ma piena di amore filiale. Veniva recitata già verso il terzo secolo. Infatti in uno scavo archeologico presso il Cairo. in Egitto, venne trovato un frammento di papiro tra le sabbie del deserto, custodito in un'anfora sigillata e recante in lingua greca questa preghiera. La recitavano i Copti dell'Egitto. le varie Chiese siriache, armene, bizantine, ed in seguito la Chiesa romana e quella ambrosiana. In questa preghiera sono proclamati i dogmi della maternità. della verginità e della mediazione di grazia di Maria Santissima. Eccola: "Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio o Santa Madre di Dio. Non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, ma liberaci da ogni pericolo. o Vergine gloriosa e benedetta". In un antico codice c'è poi una variante di punteggiatura che ne cambia il significato in modo più caratteristico: "liberaci dai pericoli, o sempre Vergine gloriosa". Si nota qui una precisa affermazione sulla perpetua verginità della Madonna. Questa preghiera viene abitualmente recitata a chiusura del Rosario e rivela una immensa fiducia nella materna intercessione della Madonna. Altra antifona che si recita nel tempo di Pasqua è: "Regina Coeli laetare, Alle/uja" "Regina del cielo, rallegrati, alleluia; quel Cristo che hai portato in grembo è risorto come aveva promesso, alleluia; prega per noi il Signore, alleluia". Preghiera antica che era recitata dal primo medioevo: si trova infatti scritta in un antico codice vaticano del i i 80. E' piena di allegria perché è risorto il Signore. Una bella antifona è "Alma Redempioris Maler" "O eccelsa Madre del Redentore, tu sei la porta del cielo e la stella del mare; soccorri chi cade nel peccato, rialza e sostieni chi si prende cura del tuo popolo, Tu che hai generato tra lo stupore dell'universo il tuo stesso genitore. Vergine prima e dopo il parto, quando ricevesti l'annuncio dell'Angelo Gabriele: abbi pietà di noi peccatori". Questa preghiera, nata verso il 1100 insieme all"'Ave maris stella" ed attribuita al beato Ermanno Contratto, ricorda in particolare il mistero della nascita di Gesù e si recita durante il tempo natalizio. Quella Antifona nata nel 1250 circa nei conventi francescani e che si recita nel mese di Agosto per celebrare l'Assunzione è: "Ave Regina coelorum". "Ave regina del cielo, ave Signora degli angeli, porta e radice di ogni salvezza; da te è sorta da luce del mondo. Godi o Vergine gloriosa, più bella di tutte le creature. Salve o splendida creatura. Prega per noi peccatori il Cristo tuo figlio". Più nota è l'antifona "Tota Pulchra es Maria" che si recita nella novena della Immacolata. Questa preghiera risale al 1500 ed è nata nei conventi francescani conventuali ed ebbe la massima diffusione dopo la dichiarazione dogmatica di Pio IX nel 1 854. Eccola: "Tutta bella sei Maria ed in Te non c'è macchia di peccato originale. Tu sei la gloria di Gerusalemme, tu sei l'onore del nostro popolo, tu sei l'avvocata dei peccatori. O Maria, Vergine prudente, Madre clementissima, prega per noi, intercedi in nostro favore presso il Signore Dio nostro". La più bella antifona è senz'altro quella dell'Angelus Domini, preghiera nata nel medioevo e che si recita tre volte al giorno al suono dell'Ave Maria (all'alba, a mezzogiorno, a sera). Le campane delle nostre chiese. invitano alla preghiera ricordando il più grande mistero della nostra fede: l'incarnazione e la nascita di Gesù per opera dello Spirito mediante la totale collaborazione di Maria. La preghiera ritmava i tre momenti della giornata lavorativa. Al tempo delle invasioni turche (1450-1650) era molto diffusa come solenne professione di fede contro l'islamismo invadente. Un ricordo personale. Mi trovavo una sera di fine settembre della scorsa estate nella grande piazza di Fatima in Portogallo. Moltissimi pellegrini. Suonavano le campane in carillon con un concerto melodioso. Era l'ora dell'Angelus ed in molte lingue i fedeli presenti innalzavano la loro preghiera alla Madonna accanto alla cappelletta dove il 13 maggio del lontano 1917 appariva per la prima volta la 5. Vergine in Cova di Iria ai tre pastorelli. Tra la folla si notavano gruppi di musulmani che pregavano in arabo. Sembrava strano, ma era proprio così. Molti musulmano vanno a Fatima a pregare la Madonna. Perché Fatima è un nome santo per essi: così infatti si chiamava la figlia di Maometto da cui ebbe la sua discendenza (gli altri figli non ebbero discendenza). Nel libro del Corano il nome di Maria, che ricorre nelle varie sure" cioè capitoli per 60 volte come madre di Gesù e vergine (vedi Sura XIX n. 20 detta la Sura di Maria), è sempre citato con molto rispetto e venerazione. Questa devozione è un valido aggancio per un rapporto di colloquio interreligioso tra cattolici e l'Islam. Concludiamo queste considerazioni con una popolare giaculatoria, cioè una breve invocazione rivolta alla Madonna e che viene recitata al termine delle varie preghiere come auspicio ed augurio: "Nos cum prole pia benedicai Virgo Maria" ossia "la Vergine Maria ci benedica insieme ai suoi devoti".


PARROCCHIA, CHIESA DI TUTTI
"Inserita di regola nella popolazione di un territorio, la parrocchia è la comunità cristiana che ne assume la responsabilità. Ha il dovere di portare l'annuncio della fede a coloro che vi risiedono e sono lontani da essa, e deve farsi carico dl tutti i problemi umani che accompagnano la vita di un popolo, per assicurare il contributo che la Chiesa può e deve portare" (C.C. n.44). La parrocchia, luogo di fede e di aggregazione, segno di una comunità che si incontra. Ma quale testimonianza è vissuta nelle nostre parrocchie? Per essere segno e strumento dell'amore di Cristo verso i fratelli occorre che nelle nostre parrocchie impariamo a conoscere tutti i problemi umani che accompagnano la vita della gente che abita nei nostri quartieri; occorre che ci domandiamo chi sono, oggi, i poveri, gli ultimi, gli emarginati che vivono nel territorio delle nostre parrocchie, di quali aiuti hanno maggiormente bisogno. Per conoscere le vecchie e nuove forme di bisogni, spesso nascosti e dimenticati, vanno attivati strumenti e iniziative adeguate. Al riguardo un ruolo fondamentale hanno anche le azioni e gli strumenti di informazione e formazione di cui dispone la parrocchia: dalla predicazione alla catechesi, dalle liturgie al bollettino parrocchiale. Servono ad informare e sensibilizzare i fedeli, a far loro conoscere e comprendere le molteplici forme di povertà ed emarginazioni presenti sul territorio e a far prendere coscienza dell’impegno di testimonianza che ciascuno è chiamato ad esprimere ogni giorno. Alle nostre parrocchie spetta l'arduo compito di educare i fedeli alle esigenze e agli imperativi della carità, indicando gli impegni e le responsabilità concrete della solidarietà nelle situazioni del nostro tempo e luogo. Formazione permanente, per una cultura della solidarietà. Ecco allora che la preparazione ai Sacramenti della Comunione e della Cresima diventa scuola di educazione all'attenzione, alla sobrietà, alla gratuità, alla condivisione, all'assunzione di responsabilità nei confronti degli altri. Nei percorsi educativi degli adolescenti e dei giovani vengono proposte le esperienze di servizio agli ultimi. Nei corsi di formazione per i fidanzati, nei percorsi di catechesi per giovani e adulti sono programmati momenti di formazione e sensibilizzazione alla "famiglia aperta", all'accoglienza, alla gratuità, al servizio, alla partecipazione responsabile nella gestione del bene comune. L'esercizio della solidarietà non va dunque lasciato solo all'iniziativa delle singole persone o di alcuni gruppi isolati, ma tutta la comunità parrocchiale deve essere coinvolta e impegnata. La cartina di tornasole di questo obiettivo non sono tanto le iniziative in atto, quanto il legame che esiste, di fatto, tra la catechesi settimanale, la celebrazione eucaristica festiva e l'esercizio quotidiano della carità e della solidarietà. La voce "solidarietà" diventa così una costante significativa nel bilancio annuale pastorale ed economico della parrocchia. E la parrocchia nel suo insieme si fa "fontana del villaggio alla quale tutti ricorrono per la loro sete" (Christifideles laici n.27) Con l'acqua di questa fontana si irriga anche il terreno dell'impegno sociale e civile e si nutre il rapporto tra la parrocchia, le Istituzioni civili e gli Organismi di solidarietà presenti sul territorio. Vanno dunque curati e intensificati i rapporti tra la Parrocchia e le Istituzioni civili in ordine all'esercizio della solidarietà sia nel momento della preparazione dei programmi, sia nel momento della realizzazione, sia in quello della verifica. In particolare i cristiani che lavorano nelle strutture pubbliche devono trovare nella parrocchia occasioni spirituali e culturali per poter compiere nella piena autonomia della propria responsabilità laicale, il loro servizio in modo esemplare.


AVVENTO
La bellezza del tempo di Avvento non consiste in  un’atmosfera magica che ci avvolge. L’Avvento è innanzitutto, un tempo per vegliare, un tempo per ascoltare, un tempo per ripartire


Non c’è un Dio vendicatore
Succede molto spesso che noi colleghiamo una sfortuna ad un errore commesso. Per esempio: "Che cosa ho fatto a Dio perché mi colpisca questa malattia? O questa sconfitta?" La sfortuna è supposta essere mandata da Dio, perché Dio è l’"Onnipotente". Questa concezione, molto radicata, riesce a renderci più religiosi quando soffriamo ( se ci rivolgiamo a Dio) o, al contrario, ad allontanarci da Dio ( se lo rifiutiamo considerandolo responsabile delle nostre disgrazie). Come dire, semplicemente, che Dio non ha a che vedere con quello che ci succede? Apparentemente sembra facile, ma avvertiamo che dire questo è incompatibile con la grandezza e la presenza di Dio nella nostra vita. Il problema del male e della sofferenza nel mondo di fronte alla tenerezza di Dio rimarrà sempre una pietra d’inciampo nella nostra fede. Ma possiamo affermare che Dio non è un Dio di vendetta, che non è sadico! La disgrazia che ci colpisce non è una punizione divina, ecco ciò che Gesù stesso insegna ai suoi discepoli. Raccomanda loro soltanto di fare buon uso di ciò che accade di doloroso ( per noi o per gli altri). Vincere il male, è farlo servire al bene!


LA FEDE
La fede ci mette in relazione con Dio Padre e suo Figlio Gesù, mediante lo Spirito santo. Chi dice relazione dice scambio, vita, e non statico possesso. Si parlerà di "credere" piuttosto che "di avere fede".
Si può credere che esista un Dio. Si può credere a Dio, fidarsi di lui. Si può credere in Diom cioè, impegnare la propria vita in questa relazione con Dio. La fede, quindi, può essere di diverse qualità. È vero che oggi più di ieri, affermare che cìè un Dio può rappresentare un vero impegno.
La fede che ci lega ad una persona è ben diversa da una credenza in qualche cosa. Ci sarà ancora "fede", se non c’è mai preghiera?
L’idea che noi ci facciamo di Dio influisce sulla nostra spiritualità. La fede: una realtà in cui intelligenza e volontà interagiscono l’una sull’altra.
La fede non è frutto della sola intelligenza umana, essa è una grazia dall’alto. È un fatto misterioso che (almeno apparentemente) alcuni, che sanno coniugare sapienza e rigore morale, non giungano a credere… La fede ci fa penetrare in "realtà che non si vedono", dice la lettera agli Ebrei. Si è potuto parlare degli "occhi della fede" che ci danno, su questa terra e nel nostro universo, la visione delle "cose di Dio", del suo progetto sul mondo, della sua presenza, della sua tenerezza. La fede è – come la carità – una vitrù, una forza che si chiama teologale (da Theos = Dio), perché dono di Dio, essa riguarda Dio.


UNA VOCE GRIDA NEL DESERTO

Giovanni il Battista ha predicato nel deserto della Giudea e la gente è venuta ad ascoltarlo. Gente di ogni tipo: ricchi e poveri, notabili e peccatori, farisei e persone anonime... Molti si sono convertiti, sforzandosi di rispondere all'appello del Signore, vivendo in modo nuovo e praticando la giustizia, la condivisione, il perdono... anche oggi si levano dei nuovi Giovanni Battista, che ci invitano a riconoscere e ad accogliere 'Colui che deve venire" Siamo disposti ad ascoltare la loro voce? In quale "deserto" andremo ad incontrarli?