Nella parrocchia della Madonna della Moretta esistono tre comunità religiose: gli Oblati di S. Giuseppe, che hanno costruito la chiesa ed a cui è stata affidata la parrocchia nel 1921 dal Vescovo di Alba e che la reggono ininterrottamente da allora, con Sacerdoti dell'Istituto religioso, e le Figlie di Maria Ausiliatrice giunte all'ombra del Santuario nel 1919 e presenti a tutt'oggi nella scuola materna Maria Ausiliatrice e nelle attività parrocchiali. Dal 2001 hanno hanno trasferito la loro comunità in parrocchia anche le Pie Discepole del Divin Maestro, una delle famiglie che fa capo a D. Giacomo Alberione
Gli
Oblati di S. Giuseppe.
La Congregazione degli Oblati di san Giuseppe fu fondata il 14 marzo 1878 da san Giuseppe Marello, allora sacerdote astigiano, poi Vescovo di Acqui, a soli 44 anni e morto a Savona il 30 maggio 1895 a soli 50 anni.
Il
Fondatore: san Giuseppe Marello.
La storia del Marello è una storia affascinante e travagliata insieme. Nato a Torino nel 1846 rimasto orfano di madre a soli quattro anni crebbe sotto la guida del padre e dei nonni a S. Martino Alfieri. Il padre infatti, per educare in modo adeguato i due figli avuti dalla seconda moglie Anna Maria Viale, era già infatti vedovo, lasciò la sua attività di commerciante per seguire in modo più adeguato Giuseppe ed il fratello Vittorio.
Quando Giuseppe giunse all'età delle medie, tornando con il padre da Savona dove era stato in gita premio ed aveva anche visitato il Santuario della Madonna della Misericordia, chiese di poter entrare in seminario ad Asti, con grande gioia del suo parroco e dolore per il padre che aveva già visto nel figlio maggiore l'ideale continuatore del suo lavoro.
A seguito della seconda guerra d'indipendenza e della dispersione avvenuta dei seminaristi piemontesi ed anche di quelli di Asti, Giuseppe Marello entrò in crisi ed accettò di intraprendere gli studi da geometra, mettendo a fuoco dentro di sé anche grandi progetti sociali e politici. La malattia lo ridusse in fin di vita, vide nel delirio la Madonna Consolata, protettrice di Torino che gli diceva che se voleva guarire doveva rientrare in Seminario.
Il padre lo riaccompagnò ad Asti e divenne sacerdote il 19 settembre 1968 e dal suo Vescovo fu chiamato come segretario. In questa attività di ufficio, apparentemente così lontana dal ministero sacerdotale che aveva sempre sognato, ebbe modo di rendersi utile verso i suoi compagni che spesso non sapevano a che santo rivolgersi per avere consigli ed aiuto nel loro ministero sacerdotale. Ebbe così anche l'occasione di rendersi conto delle difficoltà in cui versavano diverse parrocchie per la scarsità ed a volte l'inadeguatezza del clero.
Un'esperienza forte fu quella che poté fare accompagnando il suo Vescovo a Roma per il Concilio ecumenico Vaticano I convocato da Pio IX nel 1869. Avrebbe anche desiderato dedicarsi completamente alla preghiera ed alla meditazione facendosi Certosino, ma il Vescovo lo dissuase, ritenendo che non fosse quella la sua strada.
Maturava in lui intanto la consapevolezza della necessità che qualcuno si desse da fare per essere di aiuto al clero diocesano nel catechismo od anche nei lunghi periodi di parrocchia vacante. E non trovando in altri risposta adeguata, si mise all'opera in prima persona e dopo aver chiesto ripetutamente consiglio fondò, il 14 marzo del 1878, la 'Compagnia di S. Giuseppe': "…chiunque per qualsiasi ragione non possa aspirare allo stato ecclesiastico o religioso, e tuttavia desideri di seguire dappresso il Divin Maestro coll'osservanza dei Consigli Evangelici è aperta la Casa di s. Giuseppe, dove, ritirandosi col proposito di permanervi, nascostamente e silenziosamente operoso, nell'imitazione di quel grande Modello di vita povera ed oscura, avrà modo di farsi vero discepolo di Gesù".
Primo punto d'incontro della Compagnia di S. Giuseppe fu l'orfanotrofio Michelerio con la sua chiesa del Gesù. I primi fratelli prestarono quindi il loro servizio di assistenza dei piccoli abbandonati.
Il Canonico Giuseppe Marello, Cancelliere della Curia vescovile e penitenziere in Cattedrale continuò la sua opera di confessore ricercato per la sua spiritualità, si fece anche attendo alle necessità dei poveri ricoverati nell'ospizio Milliavacca e quando fu messo in vendita un caseggiato nella centrale corso Alfieri, con altri canonici riuscì ad acquistarlo e vi convogliò tutte le sue forze, facendo diventare S. Chiara il luogo dove ospitare gli orfani, i ricoverati dell'ospizio Milliavacca ed i suoi della Compagnia di san Giuseppe, che si prendevano cura di questo mondo così vario con l'aiuto delle suore del Cottolengo.
Cominciò così anche la sua attività di catechesi nella chiesa di santa Chiara che non era altro che un teatro riadattato.
Leone XIII lo chiamò, nel novembre del 1888 alla guida della diocesi di Acqui. Giuseppe Marello non aveva ancor 44 anni. D. Giuseppe divenne così Vescovo ed abbandonò così la sua Compagnia, che, nel frattempo, con l'ingresso di un Sacerdote, don Giovanni Cortona, si era aperta anche alla realtà del sacerdozio. Fu proprio don Cortona che prese in mani le redini della Compagnia, pur restando il Marello sempre punto di riferimento per tutti i problemi e vera guida spirituale dei suoi figli.
Acqui era una realtà difficile e Mons. Marello si fece amare da tutti con la sua fermezza unita a tanto spirito paterno. Riuscì a portare a termine anche una visita pastorale, e non era poco per i tempi, la difficoltà di collegamento soprattutto con certi paesetti dell'Appennino.
Nel 1895 fu invitato per le celebrazioni centenarie di S. Filippo Neri a Savona ed egli, pur stanco ed ammalato, anche se ai sintomi della malattia non volle mai dare troppa importanza, si recò a Savona, dove però si sentì male e crollò al termine di una celebrazione ai piedi della sua Madonna della Misericordia. Lontano dalla sua Diocesi e dai suoi Figli che non sapevano niente, ricoverato nell'episcopio di Savona, morì, accompagnato solo dal suo segretario il 30 maggio.
Riportato e sepolto in Acqui, il suo corpo fu poi portato in Asti nel 1923. Fu iniziato il processo di Canonizzazione, proclamato Beato da Giovanni Paolo II in Asti il 16 settembre 1993 ed è stato proclamato Santo a Roma il 25 novembre del 2001.
L' istituto: gli Oblati di S. Giuseppe.
Sorto come 'Compagnia di san Giuseppe', il 14 marzo del 1878 nella piccola cappella dell' orfanotrofio Michelerio di Asti, era composto all'origine da quattro fratelli, sotto la guida di don Giuseppe Marello. Si arricchì, dopo poco tempo di un sacerdote, don Giovanni Cortona.
I primi anni era difficile distinguere i fratelli, da altri assistenti dell'orfanotrofio, successivamente, almeno in parte, si trasferirono nei locali di santa Chiara, un vicino ex-convento acquistato dal Marello con l'aiuto di altri canonici e trasformato in collegio, dove trovarono però anche posto ricoverati di un ospizio, insieme a ragazzi e giovani che volevano consacrarsi al servizio di Dio.
Nel 1888, si legge in una relazione di san Giuseppe Marello, '…in santa. Chiara ci sono 176 alunni (compresi gli orfani). Se a questi si aggiungono 24 fratelli studenti, 10 fratelli coadiutori e 4 sacerdoti, si ha una famiglia di 214 persone. Nel collegio di Frinco (paese a 12 km. circa da Asti), vi sono in tutto 61 persone'. Ci sono poi da aggiungere gli oltre 200 'ricoverati'…
Alla morte del Marello la Compagnia di san Giuseppe conta 6 sacerdoti, 41 seminaristi e 15 fratelli laici. Nel 1900 il numero era quasi raddoppiato.
Nel 1908 la Compagnia di san. Giuseppe divenne istituto religioso a tutti gli effetti, con i voti religiosi che fino ad allora non c'erano.
Nel 1915 la prima missione in estremo oriente, mandati dal Papa Benedetto XV nelle Isole Filippine. Dopo la grande guerra si aprirono altri campi di lavoro: il Brasile (nel sud), in Pennsylvania e California, in mezzo agli immigrati italiani, e dopo la seconda guerra mondiale in Bolivia, Perù, Messico, fino ad aprirsi negli ultimi decenni del XX secolo alla Polonia, India e Nigeria.
Non sono molti gli Oblati di san Giuseppe ed oggi, secondo lo spirito del loro Fondatore, si mettono a servizio della Chiesa secondo le esigenze del tempo e dei luoghi, scegliendo, nei limiti delle possibilità, i giovani negli oratori o nelle scuole (soprattutto nelle Filippine, Brasile, Perù), gli anziani, gli ambienti più poveri.
Le Figlie di
Maria Ausiliatrice.
Le Suore di Maria Ausiliatrice
sono figlie di un
sogno.
Quando
Giovannino aveva nove anni sognó che la Madonna gli diceva: “renditi
umile, forte e robusto perché devi conquistare con la tua bontà i ragazzi”.
Maria Domenica, un giorno, mentre pensava alla sua vita, vide una grande
casa e tante ragazze e una voce le disse: «A te le affido!».
Don Bosco e Maria Domenica Mazzarello si sono incontrati:
Il carisma di
uno è stato vissuto in modo creativo dall’altra.
Da questi 'sogni' siamo nate noi…
Ci chiamiamo Figlie
di Maria Ausiliatrice
perché don Bosco ci ha volute come ‘un
monumento vivo’
che racconta nel tempo il suo "Grazie" alla Madonna.
Siamo state fondate a Mornese (Alessandria)
un piccolo paese del Monferrato il 5 agosto 1872 |
Lavoriamo nelle
scuole, |
Don Bosco e Madre Mazzarelloci
hanno trasmesso
un patrimonio spirituale |
Ad Alba noi FMA siamo arrivate nel 1919
per l’interessamento di due cooperatrici salesiane.
L
Si iniziò subito l’oratorio e la domenica 4 maggio del 1919 le oratoriale erano già 108.
Fece seguito l’apertura dell’Asilo con 24 bambini
La Signorina Abrigo Maria, ricca possidente, s’impegnò a pagare l’affitto della casa provvisoria, procurò il pane alle suore e, più tardi, (forse nel 1935), donò loro il terreno sul quale fu costruito il presente edificio.
Nell’anno
1937 le Suore traslocarono nella nuova casa in piazza Moretta.
Il 1° giugno 1968, con Decreto n° 782, è stata riconosciuta la
personalità giuridica con denominazione di:
Casa Maria Ausiliatrice
1937 |
1985 |
2005 |
|
Don Bosco ha fondato non solo la Società di San Francesco di
Sales (Salesiani di Don Bosco) e l’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice,
ma anche l’Associazione dei salesiani cooperatori e
cooperatrici che è viva ad Alba Moretta.
"COMUNITÁ NAZARET" : Pie discepole del divin maestro.
Nel territorio parrochiale della Moretta, in corso Enotria 7, nel 2000 si é trasferito il nostro gruppo di suore denominato Comunitá di Nazaret, che in precedenza operava giá ad Alba in via Vida.
Come comunitá viviamo anche qui lo specifico della nostra congregazione di Pie Discepole del divin Maestro della famiglia Paolina, fondata da don Giacomo Alberione nel 1924. Siamo chiamate a tenere viva, nella nostra istituzione e nella chiesa, la dimensione eucaristica della vita e dell'apostolato: che tutti conoscano Cristo e accolgano il suo Vangelo, perché possano giungere all'esperienza piena di Lui nel mistero eucaristico, per entrare in comunione con Dio.
Ogni pomeriggio sosteniamo per turni l'adorazione eucaristica, primo contributo alla Chiesa universale e locale. Disponiamo dei un piccolo Centro di Apostolato liturgico, come diffusione dell'arredo sacro di cui siamo produttrici nei laboratori di altre comunitá.
Siamo inserite nella parrocchia, nella vicaria e nella diocesi per l'animazione liturgica e di pastorale giovanile, mentre accogliamo ragazze che vivono presso di noi cammini di fede ed esperienze di condivisione della vita comunitaria.