Sul
declivio a nord della città di Acireale, tra l’azzurro mare Jonio e la
lussureggiante vegetazione dei giardini di limoni, si eleva una amena collina
sovrastata dall’Etna maestoso, vera oasi di pace resa più suggestiva dalla
presenza di un famoso santuario dedicato a Maria SS. di Loreto.

Fondato
nel 1550 da fra Giovanni Maccarrone “monico terziario di Santa Maria di Gesù”,
inizialmente aveva le dimensioni di un altarino ma ben presto fu trasformato in
una chiesetta dalle dimensioni della Santa Casa custodita a Loreto, nelle
Marche, che la tradizione crede trasportata colà da uno stuolo di Angeli nel
1294.
Uno
dei motivi per cui il frate dedicò alla Vergine Lauretana l’altarino fu
certamente perché il luogo era circondato da un bosco dove allori ed altri
alberi in quel tempo rivestivano le pendici dell’Etna infestate dai briganti;
gli inermi viandanti, grati per lo scampato pericolo, erano soliti soffermarvisi
per ringraziare la Vergine.
Dopo
la morte del fondatore, avvenuta presumibilmente nel 1580, don Abramo Grasso, confessore del frate,
si adoperò per incrementarne il culto. Grazie al un evento miracoloso
avvenuto attorno al 1630 su un uomo, tale mastro Alessandro guarito in punto di
morte per intercessione della Vergine, si incrementò a tal punto la devozione
verso la Madonna di Loreto che il popolo acese e dei paesi vicini facevano a
gara per rendere omaggio alla “Bella Madre”.
Anno
dopo anno la chiesetta, divenuta nel frattempo Santuario, era frequentata sempre
più anche dai pellegrini di città e paesi lontani come Monreale e Piana degli
Albanesi o come quelli di Biancavilla che arrivavano
l’ultimo sabato di agosto, pernottavano dentro le mura del Santuario ed
il giorno dopo, fatto un cospicuo “donativo”, ripartivano per rendere
omaggio alla Madonna di Valverde.
Per
ospitare i tanti pellegrini desiderosi di visitare il Santuario, grazie alle
numerose offerte e ai cospicui lasciti dei devoti, nel 1653 si pensò di
costruire un Ospizio dedicato alla Patrona S. Venera, ubicato nei pressi della
Chiesa Madre.
In
questo periodo i cortei e le processioni di ringraziamento si moltiplicano
specialmente dopo uno scampato pericolo dovuto ad eventi naturali, pestilenze,
terremoti o guerre: il popolo, guidato dalle autorità civili e religiose,
partendo dalla chiesa madre dedicata all’Annunziata raggiungeva la chiesetta
di Loreto, la S. Casa dell’Annunciazione, recandovi pure le reliquie della
Patrona.
Così
avvenne nel 1669, durante la pericolosa eruzione dell’Etna che devastò anche
Catania. Fu tale la folla dei fedeli che salì al Santuario che le autorità,
costatandone le minuscole dimensioni, decisero di allargarlo accorpando sul lato
nord altri tre piccoli ambienti.
Affollati
cortei furono organizzati nel 1676 e nel 1693: l’uno per ringraziare la
Madonna per la vittoria sui francesi, l’altro per lo scampato pericolo del
tremendo terremoto che aveva distrutto gran parte della Sicilia Orientale. Per
anni gli acesi si recarono in corteo ogni 11 gennaio lodando e ringraziando la
Vergine Lauretana.
Il
Santuario, se si esclude il crollo dell’antico altarino costruito da fra
Giovanni, non riportò alcun danno serio. Un decennio prima erano stati ultimati
i lavori di ampliamento ed era stata collocata nel vano centrale una “macchina
marmorea” in pietra di Taormina ornata con pietre colorate prelevate dal greto
dei fiumi e su cui, nel 1694, Matteo Ragonisi dipinse ad olio la nuova immagine
della Madonna di Loreto distrutta dal terremoto.
Qualche
anno più tardi (1714) lo stesso pittore affrescò sulle pareti della S. Casa
“Il Sogno di Giuseppe” e “Maria Bambina tra S. Gioacchino e S. Anna”.
Ma
è con gli affreschi del noto pittore acese Pietro Paolo Vasta che il santuario
diventò un vero scrigno di opere d’arte. Il Vasta nel 1753, tenendo presenti
i cartoni utilizzati qualche anno prima per affrescare la chiesa dei Camilliani
in città, vi raffigurò quattro famose Vergini e Martiri: S. Venera, S.
Caterina d’Alessandria, S. Agata e S. Lucia.
Ai
lati del coretto, nei due vani adiacenti, vi raffigurò dentro un cielo
azzurrissimo un tripudio di puttini osannanti nell’atto di reggere i simboli
della Vergine. Sul lato destro, un fraticello sbucato fuori da una finta porta,
invita al silenzio e alla preghiera i fedeli, omaggio a tutti quei laboriosi
eremiti che da sempre erano stati i solerti custodi, come quel Rosario Campione
che vi dimorò due anni e poi fondò, in una terra vicina, l’eremo di S. Anna.

Anche
il figlio di Paolo Vasta, Alessandro, qualche anno dopo (1762), utilizzando i
cartoni approntati dal padre per i Camilliani, riproduce quasi gli stessi temi:
“Dio Padre manda l’angelo Gabriele a Maria” e “L’Immacolata schiaccia
la testa al serpente”. Interessante risulta il raffronto tra i quattro
affreschi per il “collage” che Alessandro ha saputo realizzare.

Scelto
come estrema dimora dal primo vescovo di Acireale, mons. Gerlando Maria Genuardi
che vi si recava ogni sabato per pregare ai piedi della Vergine, nel 1926
accolse la statua della Madonna Nera, copia di quella venerata a Loreto, donata
dal vescovo Fernando Cento qualche giorno prima di lasciare la diocesi per un
incarico di prestigio in America Latina. Qualche anno più tardi, un altro
vescovo onorava il santuario con il titolo di “Priorato ad honorem”.

Nel 1965 il Santuario diventò Parrocchia mantenendo il titolo
“Maria SS. di
Loreto”.