Testo della Conferenza tenuta il 13.11.2000 nella Cattedrale di Acireale, dal Can. Roberto Strano, Parroco della Cattedrale e Assistente del Circolo Santa Venera

Introduzione.

Il Santo Padre, Giovanni Paolo II, nella bolla di indizione del grande Giubileo dell'anno 2000, al n° 13 così scrive: "Un segno perenne, ma oggi particolarmente eloquente, della verità dell'amore cristiano è la memoria dei martiri. Non sia dimenticata la loro testimonianza. Essi sono coloro che hanno annunciato il Vangelo dando la vita per amore … per questo la Chiesa in ogni parte della terra dovrà restare ancorata alla loro testimonianza e difendere gelosamente la loro memoria".
Questa Comunità, avviandosi alla conclusione dell'anno giubilare, intende - stasera - fare memoria di Santa Venera, Patrona principale della Città e Diocesi di Acireale e sulla scorta di quanto la tradizione ci ha sempre tramandato, presentarne l'attualità per noi, uomini e donne del nostro tempo che ci accingiamo a varcare la soglia del nuovo millennio.
La comunicazione si presenta, lo dico all'inizio, lacunosa ed incompleta ma vuole essere lo stimolo, e nello stesso l'auspicio affinché altri possano approfondire la figura di questa Santa Vergine e Martire dell'inizio dell'era cristiana.

Il culto dei martiri

Dalla storia e dalla tradizione liturgica sappiamo che il culto dei martiri è il primo che si afferma nella Chiesa, esso nasce e si sviluppa attorno al culto dei defunti e soprattutto attorno al monumento sepolcrale. I cristiani seppellivano con dovuto onore gli eroi della fede, così leggiamo negli Atti degli Apostoli al Cap. VIII, quando parlando della morte del protomartire Stefano, san Luca scrive che: "persone pie seppellirono Stefano e fecero grande lutto per lui". Attorno alla tombe del defunto inizia un culto nuovo, al posto del pasto funerario i cristiani celebrano l'Eucarestia soprattutto nel ricordo annuale della morte (dies natalis); i nomi di quanti hanno versato il loro sangue per Cristo vengono annotati con cura ed attenzione in ogni Chiesa particolare e costituiscono un monito e un esempio per quella Comunità. Con la pace costantiniana, poi, attorno alle tombe dei martiri nascono le Basiliche e le Chiese cristiane e lo stesso altare, memoriale del sacrificio del Cristo, viene costruito sulla tomba del martire esempio di discepolo che ha seguito Cristo "fino a dare la vita per i fratelli". Nasce da qui l'antica consuetudine di inserire nell'altare delle Reliquie di Santi, specialmente martiri. Il Martire - testimone fedele di Cristo - è secondo Tertulliano "seme di nuovi cristiani". Celebrare il giorno natalizio dei martiri, per la Comunità di Smirne sarà l'occasione per "rievocare la memoria di coloro che hanno combattuto prima di noi, e per tenere esercitati e pronti quelli che dovranno affrontare la lotta". Verso la fine del IV secolo il culto dei martiri si allarga. Le diverse Chiese locali si scambiano i calendari che riuniti costituiranno i primi martirologi, molte Chiese si scambieranno e spartiranno delle Reliquie dando così la possibilità di celebrare la memoria del martire in uguale maniera e intensità come la chiesa che ne conserva il corpo. Tale prassi porterà nel tempo alla sproporzione del santorale sul ciclo liturgico. Alle soglie del Concilio di Trento si faceva già gran fatica a distinguere il ciclo cristologico da quello dei santi. Sarà il Vaticano II a ridurre notevolmente il santorale e a stabilire la tabella delle precedenze liturgiche evitando, così, ogni forma di culto che rischiava di deviare dalla celebrazione dei misteri di Cristo.

Santa Venera

Le memorie di Santa Venera che nelle prime comunità cristiane si dovettero leggere insieme alla Parola di Dio nelle adunanze dei fedeli, sono state - sicuramente - in gran parte alterate dall'entusiasmo religioso dei popoli che l'hanno onorata e dalla ampollosità con cui i compilatori delle varie "Passio" ce le hanno descritte. Infatti, sia la tradizione orale come quella scritta in epoca successiva, volendo supplire alla scarsezza e alla semplicità delle notizie originali le amplificarono con fatti meravigliosi, dialoghi, immagini … attribuendo a Dio e alla Santa ciò che non avevano fatto. Ciò non deve minimamente scandalizzare perché le "passio", ovvero gli scritti sui Santi della prima era cristiana, soprattutto martiri, sono documenti scritti secoli dopo (è del VII sec. La Passio di Sant'Agata, dello stesso periodo quella di S. Lucia, dell'VIII la prima di Santa Venera e così via). Da questi documenti emerge chiaramente che preoccupazione prima del compilatore è quella di presentare la santità del soggetto, una santità eccezionale che culmina nel martirio!
Gli agiografi che nel tempo si sono occupati della nostra Santa hanno un denominatore comune ecco perché si evince chiaramente che quando si parla di Parasceve, Venere, Venera o Veneranda (nome dato alla Santa perchè nata, secondo la tradizione di Venerdi Santo) si parla della stessa donna nata da Agatone e da Polizia (o Ippolita) che dopo la morte dei genitori donò tutto alla Chiesa e predicò il Vangelo in diverse Regioni. Da questi documenti risulta che la Santa fu martirizzata in vario modo dal prefetto Antonio che le impose sul capo un elmo di ferro rovente, la flagellò, le recise le mammelle, la inchiodò sul pavimento, la oppresse col peso di una grande pietra sul ventre, e la immerse in una caldaia bollente. Indi da un tiranno, che alcuni chiamano Temio, e altri Teotimo o Tarasio, il quale la espose alle fiere ovvero ad un dragone. Da ultimo sotto l'impero di Antonino Pio fu tormentata dal prefetto delle Gallie, Asclepiade, che la immerse nuovamente in un caldaia bollente e poi le recise il capo.

Culto di Santa Venera

La memoria di Santa Parasceve la troviamo nei grandi Menei (libri liturgici chiamati con questo nome perché si compongono di tanti volumi quanti sono i mesi dell'anno) Bizantini e dei Basiliani italo-greci. E' notata nel calendario metrico dei Greci pubblicato nel 1673. Della stessa Santa si fa menzione nel calendario greco pubblicato nel 1592 dal teologo Generando e al 26 Luglio si trova descritta nelle tavole Capponiane dipinte nel 1659 da Pittori Andrea e Sergio Niceta e riportate da Giuseppe Antonio Assemani nel suo calendario della Chiesa universale. E' segnata al 25 Luglio nel menologio slavo edito a Mosca nel 1850. La memoria di santa Venera fu aggiunta al martirologio latino di usuardo, la prima volta in Sicilia, in un codice del 1254. Fa pure mezione della Santa il calendario I parigino, composto nel secolo XII o XIII secolo. Un'ampia descrizione della Santa la troviamo pure nell'antico Lezionario siciliano.

Sicilianità della nostra Santa.

Sulla sicilianità della nostra Santa gli storici non hanno dubbi. La certezza è comprovata dal culto speciale che la Sicilia le ha professato. La sua memoria infatti è notata negli antichi calendari siciliani e nel martirologio usuardino di S. Nicolò l'Arena; è stata celebrata nei Lezionari, nei breviari di Palermo e di Catania, nel messale ad uso della Chiesa di Messina, edito nel 1538 e nei breviari gallo-siculi. C'è una particolarità liturgica che ci permette di affermare l'antichità del culto ed è quella che nel breviario gallo-siculo al 26 Luglio si trova segnato in primo luogo l'ufficio di Santa Venera e quello di Sant'Anna in secondo luogo e nell'antico breviario palermitano del 1445 esiste al 26 Luglio il solo ufficio di Santa Venera con Rito domenicale.
La Città di Palermo, poi, oltre all'antichissimo culto liturgico, secondo quanto scrive il Can. Vincenzo Raciti Romeo nel suo libro "S. Venera V.M. nella storia e nel culto dei popoli" edito in Acireale nel 1905, possiede (o possedeva) un prezioso cimelio in pittura che è un documento importantissimo per evidenziare il culto che la Città capitale della Sicilia portava a Santa Venera. In questo quadro in legno, dell'epoca normanna, forse il più antico che esiste in Sicilia, su fondo d'oro, vi sono 5 Santi, cioè nella parte superiore in mezzo Santa Venera, a destra S. Elia, a sinistra Santa Rosalia e nella parte inferiore Sant'Oliva. L'epoca precisa del quadro non è certa ma gli storici lo credono non posteriore al 1194. Il quadro è, secondo l'Abate Gravina che lo studiò accuratamente, di origine normanna e fu collocato nella Chiesa dell'Ammiraglio.
Nel Duomo di Monreale, costruito nel XII secolo, Santa Venera fu fatta delineare a mosaico nella parete destra dell'ala sinistra del presbiterio, tra i Santi che allora avevano un culto celebre in Sicilia.
Cefalù possiede una Chiesa dedicata a Santa Venera.
Castelbuono per 200 e più anni la ebbe come Patrona.
Messina possedeva una Chiesa antica di rito greco, dipendente dall'Archimandrato dedicata a Santa Venera.
L'antico monastero basiliano di Itala, fondato dal Conte Ruggero nel dicembre del 1093, aveva tra le Chiese suffraganee una dedicata a Santa Venera.
A Catania esisteva un antico monastero di santa Venera edificato prima del 1229: il Capitolo Cattedrale di Catania possiede nel Territorio di Mascali l'antico priorato con la Chiesa annessa di santa Venera.
Certo non possiamo stare qui ad elencare tutti i luoghi, e sono tanti, in cui in Sicilia si celebrava o si celebra Santa Venera. Queste notizie antiche attestano quanto radicato in tutta l'Isola fosse il culto alla nostra Santa Patrona.
Una sola parola voglio dire sulle origine prettamente "Acesi" della nostra Santa. La tesi che avvalora la credenza che Santa Venera sia acese si fonda sul fatto dell'antica tradizione, riportata da insigni scrittori; e sul culto celebre e speciale prestato da epoca remota alla Santa nell'antico tempio dedicato alla sua memoria presso le Terme Xifonite riedificate nell'epoca romana in quel sito che oggi viene comunemente chiamato Santa Venera al pozzo. La Chiesetta che oggi si può ammirare è stata edificata sull'antico Tempio nel 1620 ed appartiene alla giurisdizione della Prepositura Parrocchiale di San Filippo d'Agira in Aci San Filippo.
Fu questa forte tradizione e devozione che spinse il clero e la municipalità di Acireale a chiedere alla Congregazione dei Riti l'approvazione dell'Ufficio proprio di Santa Venera. L'istanza fu accolta dalla Congregazione il 22 Agosto 1695. Ma il breve non portò la sospirata e attesa affermazione della cittadinanza acese di santa Venera. Infatti, la Congregazione, trattandosi di argomento controverso, propose che alla lezioni del breviario da approvarsi fossero aggiunte le parole Civis acensis, ut pie creditur!
Il Consiglio Comunale di Acireale nella seduta del 20 gennaio 1651, eleggeva S. Venera a Patrona della Città e nella seduta del 22 Agosto la eleggeva Patrona principale. Anche la Santa sede, accogliendo la richiesta del clero e del popolo, in data 15 Febbraio 1668 la dichiarava Patrona principale della Città.
Il 7 Giugno 1956 la Sacra Congregazione dei Riti, su richiesta del Vescovo, Mons. Salvatore Russo, approvava il nuovo Calendario Liturgico Diocesano dove per la prima volta si attribuisce a Santa Venera il titolo di Patrona principale della Città e Diocesi di Acireale.

Attualità del Messaggio e conclusione.

Credo che poco ci importi sapere se Santa Venera sia autenticamente acese, quello che è importante, in questo momento è leggere l'attualità che questa Santa ha per noi uomini e donne del terzo millennio.
Nella sua apologia Tertulliano scrive, come dicevo all'inizio, che "il sangue dei martiri fu seme di nuovi cristiani" e il Papa nel discorso tenuto al Colosseo il 7 Maggio scorso commemorando i martiri e particolarmente quelli del XX secolo concludeva con queste parole: "Resti vivo, nel secolo e nel millennio appena avviati, le memoria dei martiri. Anzi, cresca. Sia trasmessa di generazione in generazione, perché da essa germini un profondo rinnovamento cristiano …. Prego il Signore perché la nube di testimoni che ci circonda aiuti tutti noi credenti ad esprimere con uguale coraggio il nostro amore per Cristo".
Nel Progetto Pastorale Diocesano che il Vescovo in questo periodo sta consegnando agli operatori di Pastorale indica la Missione, cioè l'annuncio, come oggetto primario di impegno pastorale
Nella Evangelii Nuntiadi al N° 14 il Servo di Dio Papa Paolo VI così scrive: "La Chiesa esiste per evangelizzare, vale a dire per predicare ed insegnare, essere il canale del dono della Grazia, riconciliare i peccatori con Dio …".
Secondo la tradizione tramandataci, la nostra Santa, in un epoca in cui il ruolo delle donne era poco valorizzato, fu una evangelizzatrice. "Praedica Verbum" si trova scritto negli affreschi della sua cappella. Una che ha annunziato con le labbra e poi con la vita la fedeltà al Vangelo; una che ha indicato agli uomini del suo tempo la via della salvezza rivelata da Gesù Cristo, una che additato il Cristo Crocifisso con la forza del Vangelo.
A me piace, ogni volta che guardo il suo bellissimo simulacro conservato nella nostra Chiesa Cattedrale, guardare ai segni che la Santa tiene nelle mani: il Vangelo e il Crocifisso e bisogna riconoscere che il biblista che ha curato l'edizione del Lezionario Regionale Siculo ha scelto eccellenti brani biblici per la Messa in suo onore. In queste letture si può leggere l'esperienza di santa Venera come predicatrice e annunciatrice del mistero della croce attraverso le parole di Paolo Apostolo (1Cor 1,18-25) indicate nella 2^ lettura : "noi predichiamo Cristo crocifisso … potenza e sapienza di Dio".
Croce e Vangelo è quando Santa Venera consegna a noi uomini del terzo millennio. Segni antichi e sempre nuovi per costruire la "civiltà dell'amore", gesti eloquenti che parlano più con l'esempio che con le parole; immagini che si portano scolpite nel cuore.
Croce e Vangelo è l'attualità del suo messaggio ed è la via da percorre per "Ri-cominciare… dalla Missione". All'uomo del nostro tempo vogliamo anche noi additare il Cristo crocifisso "follia dell'amore di Dio per gli uomini" e offrire il Vangelo "Parola di Vita eterna" perché trovi il senso pieno della vita e scopra Cristo, unico salvatore del mondo, ieri, oggi e sempre.
Croce e Vangelo, sono gli strumenti con cui attrezzarci per una missione di nuova evangelizzazione.
Croce e Vangelo sono gli atteggiamenti non dei maestri della fede ma dei testimoni, dei martiri, e "l'uomo del nostro tempo - scrive il citato Servo di Dio Paolo VI - ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono testimoni" (EN 41).
A noi che ci onoriamo di avere come Patrona Santa Venera ci vengono, stasera consegnati questi segni, si tratta non di esporli perché facciano bella mostra di sé ma di usarli per poter anche noi contribuire alla diffusione del Regno di Dio e, credo, che questo impegno manifesterà a tutti la nostra devozione alla Santa Patrona e sarà il modo più bello perché la sua memoria continui a vivere nel tempo.


 

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